La stazione di I1EPJ
Frequenzimetro digitale homemade


Si tratta di un normalissimo frequenzimetro digitale a sei cifre con frequenza massima di conteggio attorno ai 30-40 MHz realizzato con una carriolata di integrati TTL d'epoca montati su una basetta millefori ed interconnessi mediante fili. La corrente assorbita dall'alimentazione è qualcosa di abnorme, basti dire che i sei display sono comandati da sei decodifiche 9368, che hanno le uscite a corrente costante a 20 mA per segmento, quindi solo per alimentare i display sono necessari, nella peggiore delle ipotesi (tutti 8 visualizzati), ben 6 x 7 x 20mA = 840 mA.

Essendo stato realizzato molti più anni fa di quanto gli faccia piacere ammettere, quando era uno studente squattrinato e doveva limitare le spese, gli zoccoli (visibili nella prima foto) su cui sono montati gli integrati sono del tipo più economico che gli fosse riuscito di trovare, col risultato che ormai i contatti degli stessi sono decisamente incerti e spesso per ripristinare il corretto funzionamento è necessario infilare una mano all'interno dell'apparato per muovere gli integrati sugli zoccoli.

Nel filmato viene mostrato collegato all'uscita dell'oscillatore locale del BC342 sintonizzato sulla stazione di tempo e frequenza campione RWM a 9996 kHz (come chi conosce il codice morse può facilmente capire da sé senza che glie lo dica il Beppe). Come si vede la frequenza indicata è 9526 kHz che, tenuto conto del fatto che la media frequenza del BC342 è di 470 kHz e che nella gamma 8 - 11 MHz l'oscillatore locale lavora sotto alla frequenza del segnale ricevuto, corrispondono appunto a 9526+470=9996 kHz. Com'è evidente, in tale frequenzimetro non è stata prevista la possibilità di sommare/sottrarre il valore di MF, sia per ragioni di costo (ai tempi un divisore programmabile costava decisamente di più di un volgare 7490) che per ragioni storiche (il frequenzimetro fu costruito PRIMA di avere il BC342 e quindi progettato solo come strumento da laboratorio).


L'orribile interno del frequenzimetro. Notare gli zoccoli supereconomici, per non parlare del trasformatore e del dissipatore dello stabilizzatore ampiamente sottodimensionati. Tutto all'insegna del più bieco risparmio.

Didascalia 2.

Didascalia 3.

Didascalia 4.

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