La stazione di I1EPJ
Il ricetrasmettitore navale Debeg 3120


Gironzolando sul sito di un noto surplussaio, qualche tempo fa il Beppe ha visto in vendita l'interessante apparato di cui al titolo. Si tratta di un ricetrasmettitore ("radiotelefono") destinato ad uso navale, piuttosto somigliante allo Skanti descritto in questa pagina, con alcune differenze nella copertura di frequenza (che in trasmissione parte da 1.6 MHz, come il TX dello Skanti, ma si ferma a 28 MHz, mentre in ricezione è la consueta 0.1-30 MHz) e sui comandi (alcune funzioni, come la selezione della potenza di uscita, il modo, il volume e l'RF gain) sono controllate con normali potenziometri/commutatori, invece che in modo totalmente elettronico, come fatto nella CU8000 della Skanti. I modi ammessi sono solo USB, LSB e RTTY (più precisamente, TOR o se preferite, NAVTEX, a giudicare dalla larghezza di banda dichiarata sul manuale per tale modo, di ±250 Hz oppure ±170 Hz, a seconda del numero di serie: la più larga sino al S.No. 9000 0390, dopo di quello la più stretta). L'AM, cioè la A3E, è invece disponibile solo in ricezione, mentre la H3E (SSB con portante trasmessa, quindi AM-compatibile) è disponibile solo sulla frequenza di emergenza di 2182 kHz. Il modo CW, cioè A1A, sarebbe circuitalmente previsto, ma è opzionale e tale opzione in questo esemplare molto probabilmente non è presente, visto che ponendo il commutatore dei modi su A1A i display della frequenza RX e TX lampeggiano, segnalando che la cosa non va bene. Sul manuale di servizio c'è scritto chiaramente che il modo A1A è opzionale, ma quello che non c'è scritto (o almeno, che sinora non si è trovato) è se sia possibile, e se sì come, attivare tale opzione o se si tratta di una prestazione che era possibile richiedere solo in fase di ordine. Insomma, un po' troppo radiotelefono ed un po' troppo navale per i gusti del Beppe, soprattutto per la sostanziale mancanza del modo CW. La massima potenza di uscita (250-300W, ottenuta da un push-pull di MRF150MP) è invece più o meno la stessa e, come nello Skanti 8250, è commutabile su tre livelli, LOW (circa 10W), MEDIUM (circa 100W) e HIGH (circa 250W). Un'altra differenza immediatamente visibile è la presenza nel ricevitore di uno stadio preselettore, attivabile, disattivabile e sintonizzabile dal pannello frontale.

Nonostante sul sito del venditore ci fosse scritto "Non provato in TX", il che, nel gergo di molti rivenditori di surplus, significa più o meno "Non l'abbiamo provato in TX perché se l'avessimo fatto avremmo dovuto scrivere che in TX non funziona e, sempre che ci fossimo riusciti, avremmo dovuto venderlo a meno", il Beppe se l'è accaparrato, mettendo in preventivo una sessione di riparazione con un finale da 250W o giù di lì e forse anche con un pestifero alimentatore switching da 48V e una quindicina di ampere. Se non altro, le dimensioni dell'apparato sono tali da non aver problemi a vedere e ad intervenire e su Radiomuseum.org si trova il manuale con schemi e relative informazioni di servizio. Per fare il download dei materiali presenti su tale sito è però necessario essere iscritti, cosa aperta a tutti ma un po' macchinosa a farsi.

Infatti, arrivato l'oggetto e collegatolo ad un alimentatore switching da 24V/40A cinese (24V perché se lo si fosse alimentato a 12V e per un caso strano il trasmettitore avesse funzionato, sarebbe stato necessario un alimentatore da 50/60 A con cavi di connessione di dimensioni esagerate) ed acceso l'apparato, in ricezione tutto funzionava bene, ma, attivando il trasmettitore mediante l'apposito commutatore, dopo pochi istanti si accendeva il LED "FAULT" e lanciando l'autodiagnosi (funzione ottenibile premendo assieme i tasti TEST e TX) uscivano gli errori E26 (valore fuori specifiche o mancanza del 48V di alimentazione del PA) ed E29 (mancanza della RF in ingresso al filtro passa-basso). Poiché se manca il 48V che alimenta il PA è ovvio che non ci possa essere RF in uscita dallo stesso e quindi in ingresso al filtro passa-basso, sembrava proprio che i peggiori incubi di dover mettere le mani in un enorme e pestifero alimentatore switching si fossero purtroppo concretizzati.

Preso il coraggio a quattro mani ed aperta la bestiola (beh... il bestione...), collegato un tester al connettore che porta i 48V dall'alimentatore al PA (fortunatamente volante e facilmente raggiungibile) ed attivato il TX, il Beppe ha scoperto con sommo gaudio che l'alimentatore switching interno generava tranquillamente tutto giulivo i 48V in questione e che quindi il guasto doveva essere da qualche altra parte all'interno del PA. Era quindi arrivato il momento di smontare un po' di roba (in particolare, il filtro passa-basso del TX, posto proprio davanti al PA) e mettere il naso nel sullodato PA.

Fatto quanto sopra, se al Beppe non è venuto un infarto, ciò testimonia solo del fatto che il suo cuore sia tuttora in buono stato. Su quel povero PA sembrava essersi sbizzarrito un esercito di papocchiatori, con tutti i transistori facilmente papocchiabili (quindi finali esclusi...) con uno o due piedini scollegati ed il cavo che porta la RF dall'exciter penzolante. Il tutto evidentemente giustificato dalla caccia ad un fantomatico transistore in corto che provocasse la mancanza o l'errato valore del 48V segnalata, senza tenere nel minimo conto che, se ci fosse stato un corto, sarebbe stata probabilmente presente anche l'indicazione di sovraccarico dell'alimentatore, che invece era assente, e che tutti i transistori papocchiati NON erano alimentati dal +48V, che alimenta solo i finali, bensì dal +19V. Pazienza, un lavoro in meno da fare. Andando a spasso col tester in vari punti, il 48V era sempre presente in tutti. Dopo aver dato una controllatina ai transistori staccati (tutti irrimediabilmente buoni) e riattaccati pietosamente tutti i piedini scollegati, il 48V era sempre tranquillamente presente dappertutto, anche all'ingresso del circuito che monitora la presenza ed il valore di tale tensione. Ma allora era quel £!%%$ di comparatore a finestra ad essere guasto!!! Infatti, dopo qualche ulteriore misura, si è scoperto subito che il colpevole era il transistore che comanda il LED dell'accoppiatore ottico che serve da isolamento galvanico tra il PA ed il resto della circuiteria (TR14 in questo pezzo di schema), che aveva base e collettore in cortocircuito. Sostituito TR14 col primo transistore trovato nel cassetto (per la cronaca, un BC547; data la decisamente poco critica funzione di far accendere un LED, sia pure quello nobile di un accoppiatore ottico, non è necessario porsi troppi problemi di caratteristiche ed equivalenze rispetto al modello originariamente montato), finalmente l'errore E26 e l'accensione del led "FAULT" non appena si alimentava il trasmettitore sono scomparsi. Mandando però in trasmissione la bestia, era sempre presente l'errore E29 (niente RF in ingresso al filtro passa-basso). Era ora di studiare e seguire per bene lo schema del PA.

IL PA non è nulla di strano, uno stadio pre-driver con un 2SC2098 seguito da un driver con due 2SC2098 in push-pull che pilota lo stadio finale realizzato con due MRF150MP sempre in push-pull, i relativi generatori delle tensioni di polarizzazione, il famoso comparatore a finestra, di cui si è detto prima, che verifica se il +48V è all'interno della tolleranza ammessa ed un ulteriore comparatore che verifica se c'è potenza diretta in uscita dal PA. Partendo dal fondo, ovvero dai due MRF150MP, non appena applicato il tester su di essi, si è capito il perché dell'errore E29. Uno di essi aveva gate e drain in cortocircuito (48V sia sul drain, il che va bene, sia sul gate, che NON va bene: la tensione di polarizzazione dovrebbe aggirarsi sui 3-4V). Infatti, tolta l'alimentazione, misurando col tester posto su prova-continuità, tra gate e drain si trovava un cortocircuito netto ed il tester fischiava come un merlo. L'altro MRF150MP non aveva sintomi così evidenti di avaria ma, se fosse stato buono, un po' di potenza, magari con forma d'onda distorta, avrebbe dovuto uscire (il push-pull sarebbe diventato solo push o solo pull...), mentre invece non usciva assolutamente nulla. Infatti, dopo aver rimosso entrambi, quello in corto era sempre in corto, l'altro non era in corto ma era forse interrotto e comunque era guasto, visto che, applicando una tensione al gate, non c'era verso di far scorrere la benché minima corrente tra drain e source. Bene e anche male: male, visto che i due MFR150MP sono oggetti piuttosto costosetti, ma bene perché si sono scoperti senza eccessiva fatica i responsabili dell'E29 e si tratta di componenti facilmente reperibili. Su RF Parts, ad esempio, si trova addirittura la coppia selezionata. O almeno si trovava sino a qualche tempo fa, perché un'occhiata data recentemente al link presente prima mostra che le scorte stanno finendo e che la coppia selezionata MA-COM non è più disponibile per l'esportazione (il sito recita "Limited Quantity Available, New Old Stock, Not for Export"). Si tratta (o si trattava...) solo di scucire un numero adeguato di eurodollari ed attendere i tempi di spedizione. Nel frattempo, con il PA orfano dei due MRF150, si sono fatte alcune misure per verificare lo stato di preamplificatore e driver, che apparentemente sembrano funzionare correttamente. Non essendo però presente sul manuale tecnico l'indicazione del livello di segnale previsto su tali stadi, la cosa per ora va presa col beneficio dell'inventario e rimanendo pronti a rimangiarsi tutto ed a procedere ad un supplemento di istruttoria nell'eventualità che, dopo la sostituzione dei due MRF150MP, la potenza di uscita non torni ai livelli previsti o non torni proprio o che torni, ma ci sia il circuito che controlla se c'è RF che non funziona. Vista la precedente esperienza col circuito di monitoraggio dei 48V, non ci sarebbe poi così tanto da stupirsi.

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Arrivati i cari (in tutti i sensi...) MRF150MP, prima di montarli, cosa che per il caldo di questo inizio estate 2019 il Beppe ha deciso di rimandare a dopo le ferie, era doveroso controllare i circuiti di polarizzazione dei driver e dei finali. Quello dei finali si comportava come previsto, dando ai gate dei MRF150 una tensione regolabile mediante gli appositi trimmer (RV2 e RV3) tra 1 e 5 V o giù di lì, cosa che sembrava del tutto ragionevole. Il trimmer (RV1) che avrebbe dovuto regolare la corrente di riposo dei driver era invece del tutto inoperativo, anche girandolo da un estremo all'altro la corrente di riposo dei 2SC2098 restava fissa a 500mA. Il colpevole di ciò era lo stesso RV1, che invece di variare da 0 a 200 Ω risultava da una parte in cortocircuito fisso e dall'altra a circuito aperto, indipendentemente da come si ruotasse la vite di regolazione. Com'è ovvio, tra tutti i trimmer multigiri che infestano la stazione del Beppe non ce n'era nessuno adatto, né come valore, né tantomeno come piedinatura. È quindi aperta la caccia al trimmer multigiri da 200 Ω.

Trovato il trimmer da 200Ω, cosa che ha richiesto una gita imprevista sino a Vercelli, dove si trova l'unico negozio di componenti elettronici ancora attivo nel raggio di 25km da Casale (Elettronica Tancredi) e montatolo al suo posto, la corrente di riposo dei due driver è tornata ad essere regolabile seguendo la rotazione di RV1. Impostati inoltre i due altri trimmer (RV2 e RV3) che regolano la polarizzazione dei due finali ed il bilanciamento della stessa in modo da ottenere sui gate in loro assenza un valore uguale e conservativo (circa 3V), tutto è pronto per il montaggio dei nuovi MRF150MP, che sarà come detto rimandato a dopo le ferie.

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Tornato dalle ferie, è venuto il momento di montare i due MRF150MP sostitutivi. Fattolo, regolata la corrente di riposo degli stessi in modo da ottenere circa 500 mA di assorbimento totale, (valore deciso a spanne, considerando che il datasheet dell'MRF150MP dà i parametri misurati a ICQ=250mA e che sul KPA100 la corrente totale dei finali va impostata, da manuale Elecraft, a 400 mA totali) e rimontato il tutto, l'errore E29 è sì scomparso, ma il tutto purtroppo non funzionava ancora. Facendo eseguire il test del TX col medesimo collegato ad un carico fittizio l'RTX si spegneva di botto come se qualche alimentazione sparisse nel momento in cui aumentava l'assorbimento. Che fosse colpa dell'alimentatore switching interno o dell'alimentatore switching cinese di cui si è detto all'inizio, che era da 40A solo sull'etichetta appiccicata sullo stesso, era tutto da stabilire.

Prima di mettere le mani nell'alimentatore switching interno era quindi doveroso controllare l'alimentatore switching cinese, per evitare di dare la caccia a guasti inesistenti. Infatti, nonostante sopra ci fosse un'etichetta che diceva trionfalmente 24V/40A, i 40A erano solo una pia illusione. Provatolo al banco, arrivati a circa 25A la tensione cominciava già a scendere a livelli intollerabili, probabilmente per intervento a sproposito della protezione contro le sovracorrenti, e guardando bene il LED montato su di esso mentre si eseguiva il test del TX del Debeg 3120 si notava che si spegneva per un momento, segnalando che l'oggetto era andato in protezione. Per accertare se la riparazione ha dato o no i risultati sperati, si rende quindi necessario trovare un alimentatore da 24V e 40A veri, o quanto meno con la protezione contro le sovracorrenti tarata un po' meglio.

Alla mostra di Montichiari del 7 settembre 2019 si è finalmente trovato un alimentatore capace di alimentare il bestione, permettendo di verificare se la sostituzione dei finali ha prodotto gli esiti sperati. In mancanza di un microfono con idoneo connettore e del modo CW, i primi test sono stati svolti col solito metodo TEST+TX, che finalmente, se non altro, non ha più provocato l'improvviso spegnimento di tutta la baracca e non ha più visualizzato nessun codice di errore sul display. Ora si dovrà verificare il funzionamento complessivo attaccandoci un microfono con adeguata uscita, misurando la potenza di uscita ottenibile in SSB e naturalmente ascoltando il segnale prodotto con un altro ricevitore.

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Proseguendo negli esperimenti fattibili senza collegare un microfono, ad un certo punto, dando TEST+TX è uscito un errore nuovo di zecca, E17, che significa, da manuale, "Output of IC12 (+15VDC, AVR) is not fed in RX/Exciter", vale a dire che manca la tensione di +15V che dovrebbe, tra le altre cose, alimentare il circuito di controllo della potenza di uscita. In effetti, facendo trasmettere il segnale di allarme in SSB, ovviamente su carico fittizio, la potenza di uscita è schizzata a circa 350W, il che significa che i finali nuovi fanno benissimo il loro dovere, sempre che non siano defunti durante questo esperimento. In ogni caso si dovrà controllare anche lo stabilizzatore dei +15V. Dopo di ciò è anche uscito l'errore E31, che significa che la temperatura del finale dovrebbe essere andata oltre 110 °C e che la trasmissione è stata disabilitata fino a quando la temperatura non scende a valori ragionevoli. Ora, che i finali si siano scaldati un po' durante le prove sopra descritte, peraltro durate poche decine di secondi, ci sta, ma 110 °C non sono stati raggiunti di sicuro, visto che, toccando il dissipatore, lo stesso risultava poco più che tiepido. Questo fa presumere che uno dei due switch termici che monitorano la temperatura del dissipatore del PA (quei due cosi neri a sinistra in basso della board del PA) e/o la relativa circuiteria di interfaccia stiano decisamente dando i numeri. Poiché però, esaminando bene lo schema, si scopre che il bit di ingresso dell'unità di controllo che legge lo stato di tale switch è condiviso con il circuito che verifica se è presente potenza in uscita (e, pensandoci un attimo, è facile distinguere tra i due casi: se la linea in questione è attiva quando NON si è in trasmissione, è per forza lo switch termico ad essersi attivato, se in ricezione non è attiva, va tutto bene e la linea DEVE attivarsi quando si va in trasmissione), potrebbe essere anche quest'ultimo ad essersi bloccato in posizione attiva anche in RX, facendo credere all'unità di controllo che la temperatura sia troppo alta. A questo punto per proseguire le prove non resta che attendere se per caso tale malefico sensore dovesse convincersi che il dissipatore è tornato a temperatura ambiente, se mai lo farà. Se non lo farà non dovrebbe essere difficile verificare chi dei due è andato in avaria. In ogni caso, che lo faccia o no, si rende necessaria una bella sessione di verifica del circuito che verifica la presenza di potenza in uscita e di quello che monitora la temperatura del PA e dello stabilizzatore che fornisce i +15V partendo dai +19V forniti dall'alimentatore switching.

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Dopo aver accertato che l'errore E31 non aveva nessuna intenzione di andarsene via da solo (come invece ha fatto l'errore E17, visto un paio di volte e poi scomparso) nonostante il dissipatore fosse ormai freddo come un cadavere, la prima cosa fatta, solo perché era la più comoda, è stata quella di controllare lo stato degli switch termici e della relativa circuiteria sulla scheda Power Amplifier. Manco a dirlo, tutto è risultato in perfetto ordine, quindi non restava che seguire i due segnali in questione (100°C e 110°C) all'interno della board T/R Control. Di questi due segnali, uno (100°C) arriva direttamente alla CPU, l'altro invece (110°C) vi arriva attraverso un 4066, come visibile in questa parte di schema. Lo switch termico che genera il segnale 100°C (S2) a temperatura ambiente era, come doveroso, aperto. Mettendolo artificialmente in cortocircuito, compariva l'errore E27, cioè "The temperature of power amplifier becomes more than 100°C (S2)", segnalando che lo stato di tale switch veniva letto correttamente. Invece, cortocircuitando S1, anch'esso doverosamente aperto, nonostante il segnale 110°C cambiasse stato, passando da alto a basso, indicando che la circuiteria relativa funzionava regolarmente, non cambiava assolutamente nulla, l'errore E31 era sempre presente, cortocircuito o no, segno che il problema stava nella circuiteria di interfaccia, cioè uno o entrambi i 4066, IC24 e IC23, e forse anche IC22 che li comanda in modo che, quando è attivo uno, l'altro non lo sia, visto che i segnali provenienti dai due sono multiplexati sullo stesso piedino della CPU. Dalle prime misure IC22 sembrerebbe innocente, quindi la colpa dev'essere di uno dei 4066, cioè di IC23 e/o di IC24. Quando l'operatore sarà perfettamente sobrio (quindi non la domenica dopo pranzo, dopo aver ingurgitato circa un litro di birra) e con nient'altro di urgente da fare, smonterà la scheda T/R Control (per fortuna facilmente accessibile e connettorizzata, quindi rimovibile semplicemente svitando il consueto assortimento di viti e scollegando alcuni connettori) e sostituirà entrambi i 4066, operazione che, essendo gli stessi saldati al circuito stampato, richiede pazienza, mano ferma e tempo illimitato a disposizione. Comè ovvio, per facilitare eventuali future sostituzioni senza correre il rischio di demolire definitivamente le relative piazzole (rischio che è già presente durante la prima sostituzione, figurarsi alla seconda), i due nuovi 4066 saranno montati su zoccolo.

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Approfittando di un momento di decisa sobrietà dell'operatore e di un'ulteriore visita al già citato negozio vercellese di componenti, il Beppe ha smontato la scheda ed ha iniziato la rimozione dei due 4066 presunti scoppiati, più un terzo il cui difetto è stato in un qualche passato tacconato alla buona mediante un ponticello tra due piedini. Poiché l'assoluta priorità è quella di non danneggiare, o quanto meno di danneggiare il meno possibile, il circuito stampato, il Beppe ha preso la decisione di tagliare i piedini degli integrati coinvolti, in modo da poter rimuovere facilmente l'integrato danneggiato, per poi dissaldare dalle piazzole un rimasuglio di piedino alla volta ed infine aspirare lo stagno rimasto ad ostruire i fori. Trovato nel suddetto negozio un tronchesino economico, ma nuovo, ben affilato e con le punte sufficientemente sottili per infilarsi nello spazio tra un piedino e l'altro di un integrato dual-in-line, l'operazione in questione è filata liscia come l'olio, come visibile in due delle foto di sotto, prese ad uno stadio intermedio di completamento della stessa (gli IC difettosi sono stati tutti rimossi col metodo sopra esposto ed in uno è già stata compiuta l'operazione di pulizia delle piazzole e di saldatura di uno zoccolo con piedini torniti dove montare il 4066 sostitutivo).

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Rimontata la board T/R Control, si è scoperto con disappunto che l'errore E31 era sempre presente. A questo punto il responsabile doveva o essere IC22, nonostante le apparenze contrarie, oppure l'altro circuito che condivide lo stesso pin di ingresso sulla CPU, cioè quello che controlla se è presente potenza in uscita. Monitorando con l'oscilloscopio il segnale 110°C ed osservando il risultato con occhio non eccessivamente bovino, cosa che si sarebbe dovuta fare prima, si è scoperto che tale segnale andava effettivamente basso, cosa assurda vista la presenza dell'errore E29 (nessuna potenza in uscita) ed il fatto che l'interruttore termico in questione era aperto (accertato prima). A quel punto non restava che sospettare il circuito in coabitazione sullo stesso pin, che si trova sulla board del PA. Guardando bene lo schema di tale parte di circuito, si nota la presenza di un transistore simile a quello già sostituito nel circuito che controlla la presenza del +48V di alimentazione del PA. Non essendo stati fatti controlli specifici sul circuito in questione, che comprende anche IC6, IC5 che comanda TR15 ed IC4 che li alimenta, non si poteva affermarlo con certezza, ma, visti i precedenti, non ci sarebbe stato da stupirsi se la colpa di tutto il lavoro inutile (beh, non proprio del tutto inutile: facendolo si è scoperto il problema tacconato alla buona descritto sopra) fatto fosse di quel transistore (TR15) che dovrebbe essere dello stesso tipo di quello inizialmente defunto sul circuito che verifica la presenza del +48V (il famoso TR14). Dovrebbe, perché nell'elenco componenti TR15 risultava elencato come 2SC1590, ma il 2SC1590, secondo il datasheet, è un transistore di potenza per VHF (Pout circa 5W a 136-174 MHz) in contenitore TO220, mentre il TR15 in questione è un piccolo transistore in contenitore plastico. Meglio buttare via l'elenco componenti e andare a guardare di persona, quando al Beppe verrà la voglia di smontare di nuovo il filtro passa-basso ed il PA. Per ora, si può essere contenti del fatto che, quanto meno, i lavori un po' pericolosetti fatti sulla board T-R Control non hanno prodotto ulteriori danni.

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Raccolta tutta la pazienza e la buona volontà che gli restavano, il Beppe ha smontato per l'ennesima volta il filtro passa-basso del TX per rimettere il naso nel circuito che rivela la presenza della RF in uscita, sospetto colpevole dell'errore E31. Manco a dirlo, dopo alcune misure di verifica, tutti i componenti relativi sembravano funzionare correttamente, compreso l'indiziato numero 1, cioè TR15, di qualsiasi tipo fosse. A quel punto il Beppe non sapeva più dove sbattere la testa, se non contro un muro per la disperazione. Preso dallo sconforto, prima di cominciare a fare quanto detto, ha provato a staccare il cavetto che porta la RF al finale, prendendo in considerazione l'idea balzana che potesse arrivare RF a sproposito dall'exciter. Dato TEST+TX, il Beppe è rimasto esterrefatto nel notare che l'errore E31 era sparito, lasciando il posto al solo ovvio E29 (niente RF in uscita). A quel punto, dopo aver riattaccato il cavetto di cui sopra, ha provato a ricollegare in modo volante il filtro passa-basso, caricando l'uscita, invece che sul carico fittizio usato precedentemente, su un altro che aveva più a portata di mano, collegandolo direttamente all'uscita del filtro passa-basso stesso. Mirabile monstrum! Tutto ora funzionava perfettamente, TEST+TX non dava nessun errore e la barra di LED segnalava potenza in uscita. Il problema quindi stava o nel cavo che va dal filtro passa-basso al connettore di uscita, o nel carico fittizio stesso. Il cavo, provato, era perfettamente efficiente, invece la resistenza del carico fittizio usato precedentemente, misurata, era un bel circuito aperto. Probabilmente il picco a 350W citato più sopra, se non ha fatto nulla ai transistori finali, ha però fatto scoppiare la resistenza del carico fittizio in questione (un resistore flangiato surplus FLORIDA RF LABS 32-1149, che qualcuno sostiene essere 50Ω/250W, montato su un grosso dissipatore dotato di connettore N). L'unica conclusione che si può trarre da tutto ciò è che, in mancanza del carico, lo stadio finale dà RF (o comunque un qualche segnale) quando l'unità di controllo non lo prevede, facendole credere che si sia attivato lo switch termico. Sarebbe bastato un messaggio di errore più sensato, tipo "SWR too high", per risparmiarsi tanto lavoro, grattamenti di testa e disperazione. Oh well, come dicono gli albionici. Nel weekend si vedrà di rimontare il tutto, sperando di non avere altre brutte sorprese. Nel frattempo, visto che di quei resistori il Beppe ne aveva acquistati una mezza dozzina e approfittando della gioia, gaudio e tripudio per aver finalmente cavato le gambe al problema, ha festeggiato sostituendo il resistore in questione con uno nuovo. Si spera che nella prossima puntata si possa finalmente dichiarare guarito il paziente per passare alla connessione ed al collaudo del suo accordatore remoto dedicato, in questo periodo lasciato a stagionare in un angolo, dal momento che era ovviamente inutile preoccuparsene finché il TX non funzionava.

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Dichiarato ufficialmente guarito il radiotelefono, è venuto il momento di collaudare ed eventualmente mettere le mani nell'accordatore remoto. Per fortuna quell'eventualmente sembra non essersi presentato, perché dopo aver collegato l'ATU all'RTX, il tutto sembra funzionare correttamente, o perlomeno, l'ATU dà eccellenti segni di vita ed è convinto di aver accordato il carico presentatogli, consistente in due dei resistori flangiati già citati posti in parallelo, per un totale di 25Ω corrispondente ad un SWR di 2:1, collegato piuttosto alla garibaldina mediante coccodrilli all'ATU stesso (quindi lo SWR che l'ATU si vede presentato sarà probabilmente maggiore). L'impressione avuta all'inizio osservando l'interno di tale ATU, cioè che i relè utilizzati fossero piuttosto standard e non al livello di quelli utilizzati nell'ATU8250 Skanti è stata confermata. Il tempo di accordo, pur essendo del tutto ragionevole, pochi secondi, non si avvicina neanche a quello quasi istantaneo dell'ATU8250, come potete vedere da voi nel primo filmato.

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Grazie all'aiuto di Elvezio, IW1CJD, si è risolto, almeno a metà, il problema della mancanza dell'opzione CW. Sul commutatore dei modi, il filo relativo alla posizione A1A, presente ed intestato con tanto di contatto, era semplicemente stato estratto dal connettore ed isolato sul posto. Recuperandolo ed inserendolo nella posizione prevista, selezionando il modo A1A i display non lampeggiano più e premendo il tasto il TX trasmette con la potenza prevista. Ma... in ricezione è tutto muto. Il ricevitore in sé è attivato e funziona, come dimostrato dall'indicazione data dallo S-Meter, ma dall'altoparlante non si ascolta nulla, come se l'amplificatore di BF e/o il demodulatore fossero disabilitati, o qualcosa bloccasse il segnale prima di raggiungerli, o mancasse qualche segnale fondamentale, come quello del BFO in un rivelatore a prodotto. La causa di ciò potrebbe essere qualche linea di comando non attivata dall'unità di controllo o forse qualche componente mancante o qualche altro filo intenzionalmente staccato. Occorre indagare ulteriormente.

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Qualche successiva indagine ha permesso di stabilire che la scheda "AF Section" è innocente, in quanto il segnale di BF non le arriva proprio dalla scheda "RX/Exciter". Le misure fatte sinora su tale scheda e su quella "T/R Control" che governa tutta la baracca non hanno consentito di cavare il classico ragno dal classico buco. Nel modo J2B il segnale viene ascoltato, in quello A1A lo si vede sullo S-Meter ma dall'altoparlante continua a non uscire nulla. Gli unici segnali sinora trovati che cambiano stato passando da J2B ad A1A sono, com'è ovvio, quelli di selezione del modo, cioè J2B e A1A. Si sono trovati inoltre quattro ponticelli di configurazione, di cui tre presenti ed uno no, il cui significato però è sconosciuto, essendo marcati con le scarsamente illuminanti diciture "Link1", "Link2", "Link3" e "Link4". Provando ad aggiungere quello mancante non cambia nulla. Quindi forse c'è da aggiungere/rimuovere qualche componente, o bisogna cambiare la configurazione dei ponticelli, togliendone qualcuno ed inserendone qualche altro, o forse non si è semplicemente ancora trovato il segnale colpevole della mancanza dell'audio. La caccia continua.

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Spulciando il manuale, si è infine trovata una risposta al silenzio del modo CW: il circuito che genera la frequenza del BFO è opzionale, come visibile nella parte di manuale mostrata nella foto 15 sotto riportata. Quello che non si è ancora accertato è se i relativi componenti (tra cui un presumibilmente introvabile ibrido) siano stati tutti omessi, o se siano presenti, ma in qualche modo disabilitati. Per risolvere tale amletico dubbio occorre andare a mettere il naso nella scheda "Frequency Sinthesizer". Nella foto 16 sotto riportata, dovuta sempre alla cortesia di Elvezio, IW1CJD, è mostrata appunto tale scheda, in cui sulla destra in basso si nota la mancanza di IC5, che è proprio l'ibrido di cui si parlava sopra, che dovrebbe essere un qualcosa di simile ai cinque già presenti (da IC1 a IC4, visibili al centro della parte superiore della board, ed IC6 montato verticalmente in basso a sinistra). Gli altri componenti (che realizzano la divisione per 200 della frequenza generata dall'ibrido in questione) invece sembrano essere presenti. In ogni caso la caccia al modo CW perduto del Debeg 3120 finisce qui. L'unico modo di venirne fuori, mantenendo le prestazioni originali, sarebbe quello di costruire uno stampatino compatibile con la piedinatura e le dimensioni di IC5 contenente un PLL con le caratteristiche richieste, descritte nel manuale (frequenza di uscita da 90.86 MHz (454.3 x 200) a 91.46 MHz (457.3 x 200) per un corrispondente fattore di divisione che va da 9086 a 9146, visto che la frequenza di riferimento del PLL in questione è di 10 kHz. Accontentandosi di avere un BFO a frequenza fissa e trovando un quarzo od un oscillatore integrato alla giusta frequenza, ci si potrebbe accontentare di realizzare su tale stampatino un oscillatore alla frequenza di 91.16 MHz (455.8 x 200) o lì attorno, attivato alla selezione del modo CW. Trovare un esemplare dell'IC ibrido in questione (4155P00453) sarebbe ovviamente l'ideale, ma quasi certamente si tratta di un sogno irrealizzabile. Probabilmente, al di fuori della Debeg, nessuno ha mai avuto disponibile tale componente, nemmeno quando il radiotelefono era nuovo ed in produzione corrente; inoltre, trattandosi di una parte opzionale, non ci sono nemmeno molte speranze di poterne trovarne uno su un esemplare malridotto da usare per parti di ricambio.

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Prima di mettersi a progettare oscillatori e relativi stampatini, era d'obbligo verificare se la mancanza del segnale del BFO era l'unica ragione per cui la ricezione nel modo A1A era del tutto muta. Collegando sul pin 20 dell'ibrido mancante di cui sopra un segnale di alcune centinaia di millivolt a 91.16 MHz prelevato da uno dei generatori disponibili (un Marconi 2019A: un po' troppo grosso e pesante come BFO...) si è scoperto con somma gioia che finalmente usciva dall'altoparlante una bella nota a 800 Hz. Era quindi possibile tacconare la mancanza di IC5 con un oscillatore fisso a 91.16 MHz o giù di lì. Così facendo, la frequenza del BFO sarà ovviamente fissa, ma meglio un BFO a frequenza fissa che nessun BFO. Cercando su internet, sul sito di Franco Rota si è trovato disponibile un quarzo (presumibilmente in quinta overtone) da 91.25 MHz. Con tale frequenza la nota CW risultante sarà di 1.25 kHZ, che tutto sommato è accettabile, come ha dimostrato una breve prova col generatore di cui sopra. Si tratta ora di realizzare uno stampatino della stessa forma, dimensioni e connessioni di IC5, in modo da poterlo montare al suo posto, contenente un oscillatore controllato da tale quarzo, in grado di fornire qualche centinaio di millivolt al divisore che segue. Della serie: meglio rosicchiare un osso che un bastone.

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Far oscillare un quarzo in quinta overtone sull'overtone giusta è una specie di arte magica. Si deve infatti impedire non solo che il quarzo oscilli in fondamentale, cosa abbastanza facile data la grande differenza di frequenza (nel caso specifico, circa 18.25 MHz contro 91.25 MHz) ma anche che oscilli sulla terza overtone, il che è decisamente meno facile (sempre nella fattispecie, 54.75 MHz contro 91.25 MHz, quindi meno di un'ottava di distanza) e soprattutto si deve aver cura che il guadagno del dispositivo attivo utilizzato sia sufficientemente grande alla frequenza desiderata. Dopo aver tentato invano di realizzare tale oscillatore utilizzando dei BFY90 che giravano per casa, i quali si ostinavano a far oscillare il quarzo solo sulla terza overtone (la loro FT di poco più di 1 GHz evidentemente non bastava ad assicurare un sufficiente guadagno a 91.25 MHz), il tutto è riuscito perfettamente solo utilizzando dei BFR90 (FT=5 GHz) e sfruttando le note di progetto di YU1LM reperibili qui (NOTA. Ad un controllo effettuato ad aprile 2021 tale sito sembra non essere più attivo. Una copia online di tale documento è reperibile qui. Qui invece è possibile trovare un file ZIP contenente schema, circuito stampato e disposizione componenti di tale oscillatore come file PDF. A beneficio dei solo curiosi ma non interessati, nei link che seguono sono visibili i singoli file PDF citati prima: Schema Board Disposizione componenti. Per gli eventuali interessati possessori di un 3120 qui è invece possibile scaricare schema e board in formato Eagle 9.x. Nella foto 17 mostrata sotto sono visibili il prototipo realizzato come montaggio in aria ("dead bug"), un esemplare su circuito stampato già costruito in fase di test e due circuitini stampati ancora da montare, che si possono vedere montati nella foto 20, mentre nella foto 18 è visibile il segnale prodotto dal ciospo visualizzato su un oscilloscopio Hantek DSO5202B (200 MHz 1 GS/s; la traccia è così bella sottile perché è stata attivata la media su 8 misure). Si tratta ora di montarlo al posto di IC5 sulla scheda "Frequency Synthesizer", possibilmente senza far danni.

Fatto quanto sopra detto, finalmente il bestione si è deciso a parlare anche in A1A, come si può udire nel secondo filmato. La nota è un po' acuta, ma meglio del silenzio totale di prima. Se qualcuno sa dove trovare un quarzo da 91.16 MHz o comunque più basso di 91.25 MHz, me lo faccia sapere. Certo ci sono (o almeno c'erano ai tempi del Beppe) ditte che costruiscono volentieri un quarzo alla frequenza e con le specifiche desiderate dal cliente, ma il costo di solito è tale da rendere bellissima la nota a 1250 Hz ottenuta col quarzo da 91.25 MHz. Resta un'ultima cosa da accertare, e cioè se è possibile in qualche modo attivare anche il sidetone in trasmissione, che al momento manca. Poiché nella maggior parte dei casi (o perlomeno in quello del Beppe) all'oggetto sarà collegato un keyer esterno, che ha il proprio sidetone, la cosa non è così urgente. Quando il Beppe avrà la voglia e poco da fare, un'altra bella spulciata a schema e manuale è probabile che permetta qualche ulteriore interessante scoperta.

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La scoperta che ha spiegato la mancanza del sidetone in CW non è venuta da una spulciata teorica del manuale, ma dalla dura necessità. Infatti il Beppe, mentre faceva tutt'altro, arretrando con la sedia ha provocato la caduta dello scaffaletto con rotelle (che tanti anni fa reggeva il televisore B/N di casa con annesso stabilizzatore) su cui erano temporaneamente appoggiati il Debeg e un vecchio oscilloscopio Cossor in fin di vita. La caduta conseguente dei due apparati non ha provocato particolari danni, salvo la rottura, al di là di qualsiasi possibilità di riparazione, dell'alberino del potenziometro del volume del Debeg (ovviamente rimasto fisso a zero), ma fortunatamente non della manopola. Per cui si è reso necessario aprire l'unità di controllo per sostituirlo. Per arrivare ai potenziometri, quello del volume compreso, è necessario smontare due delle board che compongono l'unità di controllo stessa, come mostrato nella foto 21. Facendo ciò il Beppe ha notato in un angolino sulla board "CONTROL SECTION" alcuni componenti ed un integrato mancanti, come è visibile nella foto 22. Guarda caso, l'integrato mancante, IC18, era un 555, il che ha fatto subito pensare al sidetone in CW. Infatti, andando a spulciare lo schema di tale board, si è avuto conferma di ciò, come si può vedere nella foto 23. Non sarebbe certo impossibile montare tali componenti sulla scheda, ma naturalmente il Beppe se n'è accorto in fase di rimontaggio, mentre guardava con attenzione se lo stesso era avvenuto a dovere senza far danni. Considerando quanto detto più sopra circa la presenza del sidetone nel keyer utilizzato in unione al Debeg, che per montare tali componenti sarebbe stato necessario rismontare la scheda appena rimontata e che in ogni caso i valori dei componenti non sono indicati né sullo schema né sull'elenco componenti disponibile, l'eventuale voglia di aggiungere i componenti mancanti al Beppe è immediatamente passata. Alla prossima occasione ci si farà un pensierino.

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Approfittando del fatto che la prima sostituzione del potenziometro sopra citato era stata fatta con l'unico esemplare adatto come dimensioni che c'era in casa, che però era un potenziomero con interruttore (inutile) da 4.7kΩ (valore sbagliato, ne era richiesto uno da 10kΩ) e che quindi, dopo aver acquistato su internet una manciata di potenziometri da 10kΩ della giusta misura e senza interruttore, è stato necessario riaprire l'unità di controllo per sostituirlo con quello giusto, il Beppe ha attaccato un filino al piedino 2 del 555, come descritto nella foto 23, in modo da poter vedere con che segnale veniva pilotato quel monostabile, rendersi conto di quale doveva essere la funzione svolta (doveva solo allungare un impulso troppo stretto o comportarsi da divisore di frequenza?) e poter quindi a ragion veduta dimensionare i componenti presenti in vista di una possibile ricostruzione del circuito mancante. Questo almeno in teoria, perché in pratica, collegato l'oscilloscopio al filino in questione, sul piedino 2 era sempre presente un livello alto fisso, che si premesse o no il tasto. Evidentemente manca ancora qualcosa che dica alla CPU di far uscire il segnale di sidetone, qualunque esso sia. Potrebbe essere qualsiasi cosa, un filo che manca, i LINK sulla AF Unit da rivoluzionare, il firmware che non lo prevede e va sostituito, PB7 del microcontrollore danneggiato, il fantasma del sig. Debeg che fa i dispetti. Dio solo lo sa. Quindi per ora il povero Debeg 3120 resta senza sidetone, tanto verrà pilotato con il piccolo keyer CMOS descritto qui, che incorpora il proprio sidetone. Il filino di cui sopra è stato isolato e lasciato in posizione, per poter riverificare facilmente la faccenda casomai al Beppe venisse qualche pensata geniale in proposito.

Il collaudo del "3120 Antenna Tuning Unit" collegato al Debeg 3120.

Prova di ricezione in A1A dopo aver montato il BFO-meglio-che-niente al posto dell'ibrido IC5. A trasmettere è il Beppe con l'IC7300 a bassissima potenza.

Dopo aver montato accordatore remoto ed antenna, ecco un vero QSO in CW fatto col Debeg 3120 col tasto verticale collegato direttamente allo stesso, quindi senza sidetone. Iddio solo sa cos'ha trasmesso il Beppe, ma il corrispondente sembra ugualmente averci capito qualcosa ed ha mandato tanto di eQSL al vostro affezionatissimo (vedi Foto 26).


Foto 1. Il radiotelefono Debeg 3120 sul tavolo operatorio dopo la prima sessione di riparazioni. Come si vede, il LED FAULT è finalmente spento, indicando che tutte le tensioni del TX sottoposte a controllo all'accensione sono nella norma. Il TX però non funziona ancora perché la foto è stata fatta quando i due MRF150MP sostitutivi acquistati da RF Parts non erano ancora arrivati. La scatoletta lucida sulla destra dotata di ventola è un alimentatore cinese da 24V/40A, questi ultimi però solo sull'etichetta, necessario per alimentare l'oggetto dalla rete. In alto a sinistra fa capolino il display di un generatore di segnali RF HP8657B, impostato a 10.106000 MHz/20μV in modo da dare un segnale da ricevere all'interno della banda passante del ricevitore, impostato come si vede a 10105.00 USB, facendo quindi segnare qualcosa allo S-Meter.

Foto 2. I due MRF150MP scoppiati posti sopra ad una stampa della disposizione componenti dello stampato del PA a sua volta posta sopra all'apparato de cuius, appoggiato sul pannello posteriore in modo da poterci mettere dentro le mani e, se necessario, anche la testa per vedere meglio.

Foto 3. Il filtro passa-basso del TX rimosso dall'apparato per consentire l'accesso all'amplificatore finale che è montato proprio al di sotto di esso.

Foto 4. In attesa dell'arrivo dei due nuovi MRF150MP dagli States, ecco le budella del Debeg 3120. Lo stampato in bella mostra è il PA. Si notano i posti vuoti dov'erano montati i due finali MRF150MP. I connettori coi fili rosso e blu sono quelli del +48V, quelli nascosti dietro, che fanno capo ai fili arancio e nero che si collegano al circuito stampato in alto a destra, sono quelli del +19V. La scatola metallica sulla destra contiene l'alimentatore switching.


Foto 5. Ecco finalmente trovato un alimentatore, surplus finché si vuole, Made in China finché si vuole, ma finalmente capace di sopportare la corrente assorbita dal Debeg 3120, che il manuale proclama essere 55A a 12V in trasmissione in CW (ammesso di aver disponibile tale modo...) a piena potenza. Si tratta di un alimentatore switching ex-server, Supermicro PWS-1K21P-1R, 12V 100A, comprato per l'esorbitante cifra di 10€ alla mostra di Montichiari del 7 settembre 2019. Ciò dimostra che non sempre i cinesi fanno schifezze. Della serie: nessuno è perfetto.

Foto 6. La scheda T/R Control con i 4066 presunti difettosi rimossi (due in basso a destra ed uno in alto a destra). Per uno di quelli in basso sono già state compiute tutte le operazioni sopra descritte ed al suo posto è stato saldato lo zoccolo che ospiterà l'esemplare sostitutivo. In alto a destra è visibile il tronchesino nuovo nuovo usato nell'operazione.

Foto 7. Uno zoom sulla parte in basso a destra della scheda. Si vede lo zoccolo già installato e i residui dei piedini ancora saldati sulle piazzole del secondo. Rimuoverli è ora molto semplice, basta fondere lo stagno col saldatore ed estrarre il piedino con una pinzetta. Dopo aver fatto ciò per tutti i 14 piedini, è possibile rimuovere facilmente lo stagno rimasto con una pompetta aspira-stagno, potendo così inserire e saldare lo zoccolo in cui montare l'integrato sostitutivo. Il tutto senza rischiare (o almeno, rischiando il meno possibile) di rovinare il circuito stampato, essendo poi costretti ad una riparazione a base di fili.

Foto 8. Approfittando della necessità di rimuovere la scheda T/R Control per le riparazioni sopra descritte, si è fatta anche una foto della parte di controllo, normalmente coperta dalla schermatura visibile in una delle foto precedenti e si è temporaneamente rimossa la EPROM 2764 che contiene il firmware per farne una copia. Se qualcuno fosse interessato, può trovare l'immagine binaria di tale EPROM (T-R V2-V, come leggibile nella foto) qui. Quello strano coso con troppi piedini, uno lungo e uno corto, è il microcontrollore che governa tutta la baracca (NEC µPD7810G). L'altro integrato a 40 pin è una combinazione RAM/Porte di I/O/Timer 8155, che il datasheet descrive infatti come "2048 bit Static MOS RAM with I/O Ports and Timer".


Foto 9. La scheda T-R Control dopo gli interventi rimontata al suo posto. Si notano i tre 4066 sui trampoli, pardon, su zoccolo.

Foto 10. Il carico fittizio fatto in casa che ha tentato di sabotare la riparazione del povero Debeg 3120 fotografato dopo la sostituzione del resistore scoppiato, visibile sotto di esso.

Foto 11. Il Debeg 3120 in tutta la sua gloria dopo le riparazioni, mentre sta trasmettendo il segnale di allarme, unico e più comodo modo, vista la mancanza del modo CW, di farlo a piena potenza senza collegare un microfono (peraltro già collegato) e strillarci o fischiarci dentro. La potenza di uscita, come si spera che sia visibile, è, come previsto, attorno ai canonici 250W. Visto che il PA ha dimostrato di essere in grado di fornire 350W, si potrebbe anche regolare il controllo della potenza un pelo più alto, portando l'uscita attorno ai 300W. Considerando però che la cosa lascia il tempo che trova (per aumentare di un punto S, cioè di 6 dB, si dovrebbe quadruplicare la potenza; passare da 250W a 300W corrisponderebbe ad un aumento di meno di 0.8 dB, quindi del tutto irrilevante), si è preferito lasciare il tutto entro le specifiche di fabbrica. Nel caso non si leggessero le scritte su di esso, il wattmetro immortalato nella foto sta montando un tappo 2-30 MHz 500W. Prima di dichiarare il paziente definitivamente guarito non restava che collegare un microfono, come visibile nella foto, e controllare la bontà della modulazione. Qui potete ascoltare i risultati della prova in questione (fatta col guadagno microfonico forse regolato un pelo troppo alto, tirando quindi dentro anche un po' di rumore di ventole), fatta col Debeg a piena potenza su carico fittizio e un IC7300 a registrare quanto ricevuto.

Foto 12. La prossima avventura targata Debeg sarà collegare il 3120 al suo accordatore remoto e vedere se questo matrimonio s'ha o no da fare. Nella foto è mostrato l'ATU in questione. Anche lui è un bell'apparato, ma i relè utilizzati sembrano oggetti piuttosto comuni ed è probabile che non siano all'altezza di quelli montati sull'ATU della Skanti. Se e quando l'oggetto funzionerà si potrà suffragare o confutare questa prima impressione.


Foto 13. Il radiotelefono aperto. Come si nota l'apertura è a libro, il che permette di eseguire controlli e misure su quasi tutte le schede senza dover smontare nulla. L'unica scheda che richiede un parziale smontaggio per essere raggiunta, come già detto, è quella del PA.

Foto 14. Una parte, marcata opzionale, ma presente in questo esemplare, è il preselettore, che è la scheda racchiusa nella scatola schermata, a cui si collega la piattina multicolore a 10 capi. Il Beppe avrebbe volentieri barattato questa opzione con quella del modo A1A, che invece non è presente e che si sta cercando di capire come attivare, sinora con esiti solo parzialmente positivi. A fianco del preselettore c'è il "Reference Oscillator" che dà il riferimento di frequenza a tutta la baracca.

Foto 15. La pagina del manuale che informa l'attento lettore del fatto che il BFO per il modo A1A è opzionale.

Foto 16. In questa foto, dovuta alla cortesia di Elvezio, IW1CJD, è visibile la board "Frequency Sinthesizer" (quella in basso). Notare sulla destra in basso il pettine di contatti vuoto con sotto scritto "IC5". Se ci fosse stato, avrebbe avuto un aspetto simile a quello di IC1, IC2, IC3 e IC4 visibili allineati e coperti al centro della parte superiore della board.

Foto 17. In questa foto si vedono a sinistra i due stampatini (sempre realizzati con la milling machine disponibile a scuola) ancora da montare, al centro quello già montato in test ed all'estrema destra (senza alcuna connotazione politica...) il prototipo montato in aria. In quest'ultimo, come si vede, manca il quarzo, in quanto lo stesso è stato montato sullo stampatino in prova.

Foto 18. Questa invece è la forma d'onda visualizzata dall'oscilloscopio (Hantek DSO5202B) e salvata dal medesimo su chiavetta USB come file BMP, poi convertito in JPG. Si nota con sommo gaudio che la frequenza visualizzata in basso a destra è finalmente di 91.25 MHz.

Foto 19. Il BFO inserito in posizione per l'ultimo collaudo prima di saldarlo definitivamente. La basettina è però venuta un po' troppo alta, quindi sarà necessario inclinarla un pochino in avanti prima di reinstallare la schermatura. Si sarebbe anche potuto tentare di limarla (anche se non è detto che il millimetro o poco più che si potrebbe recuperare in tal modo sia sufficiente) oppure montarla in orizzontale tramite connettori; quest'ultima scelta, per quanto più elegante, avrebbe però richiesto di smontare completamente la scheda "Frequency Sinthesizer" per saldare il connettore e il Beppe non aveva nessuna voglia di fare né la prima cosa né tantomeno la seconda, quindi l'ha montata come si vede, tanto lo spazio per inclinarla non manca. Ora si tratta di saldare con delicatezza, cura e mano ferma i fili sulla scheda. Fortunatamente i fili da saldare sono solo cinque, uscita, +15V e tre masse. Di masse in effetti ne sarebbe bastata una sola, ma le due aggiuntive irrigidiscono maggiormente il montaggio della schedina, che è trattenuta in posizione solo da tali saldature.

Foto 20. Due altre copie del BFO-meglio-che-niente, costruite per Elvezio e per un suo conoscente. Se qualcun altro fosse interessato e non fosse in grado di replicare in proprio il circuito stampato, il Beppe non ha problemi a produrre qualche altro esemplare di quest'ultimo.


Foto 21. L'unità di controllo fatta a pezzi per sostituire il potenziometro del volume rotto in seguito alla caduta. Questa foto è stata fatta in fase di rimontaggio dopo aver sostituito il potenziometro in questione.

Foto 22. Uno zoom sull'angolino citato, dove si vedono, o meglio, non si vedono perché non sono stati montati in quanto il modo CW era opzionale, il 555 e relativi componenti.

Foto 23. Un collage di due pezzi dello schema della board "CONTROL SECTION" dove si vede molto bene che l'uscita del 555 va in un connettore (P5, anche lui omesso sulla board) marcato "TONE" con vicino l'asterisco che, nel manuale del Debeg, contrassegna le parti opzionali. Non è ben chiaro però lo scopo di quel monostabile con un NOT all'uscita. Il NOT in questione è in realtà un driver open-collector 35V/200mA, ed è stato messo lì evidentemente allo scopo di fornire una potenza adeguata per pilotare un altoparlante o qualcosa di simile, visto che sul connettore P5, oltre all'uscita del NOT, arriva anche il +5V, ma lo scopo del monostabile continua a perplimermi. L'unica spiegazione sinora escogitata è che, per qualche ragione, il microcontrollore IC5 su PB7 fornisca solo impulsi molto stretti invece di una ragionevole onda quadra. Un'altra possibiltà, che è venuta in mente successivamente, è che quel monostabile funzioni come divisore di frequenza. Per deciderlo, bisognerebbe poter dare un'occhiata al segnale presente sul pin 2 del 555, oppure su PB7 del microcontrollore. Entrambi però sono pressoché irraggiungibili. L'unico modo di farlo senza avere prolunghe ed extender, sarebbe quello di smontare tutto, saldare un bel filo lungo lungo al pin 2 del 555, rimontare tutto facendo uscire il filo a cui attaccare l'oscilloscopio, guardare e poi rismontare tutto per eliminare il filo e montare i componenti mancanti (da ricalcolare). Troppo lavoro per un volgarissimo sidetone.

Foto 24. Il potenziometro danneggiato che ha provocato la scoperta del perché mancava il sidetone in CW. Inutile dire che il Beppe avrebbe fatto volentieri a meno di tale forma di serendipity.


Foto 25. L'accordatore automatico Debeg 3120 (a destra in primo piano) appollaiato sul suo trespolo. L'antenna è la solita canna da pesca in vetroresina che funge da supporto per un filo montato all'interno di essa. Gli altri accordatori visibili, montati nello stesso identico modo, sono quelli dello Skanti TRP8255 (quello grigio) e quello dell'ICOM 7300 (quello piccolo bianco in fondo).

Foto 26. La eQSL del QSO fatto col Debeg senza sidetone ed un tasto verticale con VU2TMP di cui al terzo filmato.

Foto 27,

Foto 28.


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