La stazione di I1EPJ
Il ricetrasmettitore Skanti/Plessey TRP8255 S R GB1


Il ricetrasmettitore TRP8255S della Skanti (che significa SKANdinavisk TeleIndustri, infatti si tratta di un costruttore danese ubicato nella città di Værløse, che Wikipedia sostiene non esistere più in quanto dal 2007 accorpata con Farum per formare il comune di Furesø) è la versione a copertura continua (10kHz-30MHz RX, 1.6-30 MHz TX) all mode (compresi AM, AM a portante ridotta, CW e MCW) della serie TRP825X, che comprende nove modelli, dal TRP8250S al TRP8258S. Molti di essi sono previsti per uso navale e pertanto limitati alle bande di frequenza specifiche ed eventualmente canalizzati, altri per uso generale e a copertura continua. Qui è visibile la pagina del manuale che elenca le differenze tra i vari modelli. Il TX della serie TRP825X è in grado di fornire 250W PEP in SSB, 250W in CW e 100W di portante in AM. La potenza è regolabile su tre livelli, FULL (250W), MEDIUM (60W) e LOW (10W). Esistono anche due serie di maggior potenza, ma per il resto di uguali caratteristiche, TRP840X (400W) e TRP875X (750W),

La versione in possesso del Beppe, siglata, come riportato nel titolo, TRP8255 S R GB1, che si immagina sighifichi, ma è una pura supposizione, che è la versione 1 prodotta per gli inglesi [GB1] di un RTX per comunicazioni [S]implex, (cioè non full-duplex, come alcuni altri modelli, ad esempio della serie TRP8400, permettono), con controllo [R]emoto, non proviene però dall'ambito navale, ma da quello militare. Negli anni '80 la Plessey ha realizzato per l'esercito inglese un sistema di radiocomunicazioni mobile utilizzando come RTX appunto degli Skanti TRP8255S e TRP8755S adattati alle specifiche esigenze. Dettagli su di esso (la famosa, o famigerata, NCRS Radio Cabin) sono reperibili ad esempio qui. Le differenze rispetto alla versione civile consistono nella presenza di un filtro dedicato al TELEX (in altre versioni, per esempio quella in uso anni addietro presso l'ex Magistrato Per il Po e attualmente riattivata presso l'Ufficio AIPo di Casale Monferrato, è invece presente un filtro stretto per il CW attivabile mediante il tasto VERY NARROW, che nella versione in possesso del Beppe è disabilitato), dell'interfaccia isolata galvanicamente a trasformatore per l'ingresso e l'uscita audio dati, del controllo remoto via seriale RS232 (per cui chi scrive ha realizzato anche per questo apparato un programma di controllo, come al solito scaricabile nella sezione software) e nel fatto che l'apparato è stato montato su un telaio di supporto su cui sono fissati in basso l'RTX, sopra la consolle di comando e sul pannellino in alto i connettori per i vari ingressi ed uscite. Su tutto questo po' po' di roba troneggia un avviso di pericolo che segnala che il tutto pesa 34 kg.

L'apparato, completamente allo stato solido, finale compreso, è diviso in tre parti, l'RTX vero e proprio, (Transceiver Unit, TU8250), di dimensioni alquanto generose (poiché il raffreddamento del finale e dell'alimentatore switching interno avviene unicamente per convezione, senza ventole di sorta, sul retro sono presenti due dissipatori di dimensioni esagerate), la consolle di comando (Control Unit CU8250) in cui tutte le funzioni dell'RTX, sintonia compresa, vengono controllate mediante una tastiera e l'accordatore automatico remoto (Antenna Tuning Unit, ATU8250, vedi Foto 2), collegate fra loro mediante cavi schermati a 16 conduttori e, a seconda della configurazione, uno o due cavi coassiali per il collegamento RF tra TU8250 e ATU8250. L'apparato è gestito da ben tre microprocessori, uno nella TU8250, uno nella CU8250 ed uno nell'accordatore remoto ATU8250. L'alimentazione primaria è in CC e viene accettata qualsiasi tensione compresa fra 10.8V e 41.6V; è disponibile un alimentatore da rete a 220V (P8250), che non è altro che un grosso trasformatore seguito da un raddrizzatore e da una cella di filtro, che fornisce all'apparato 32Vcc non stabilizzati, tanto deve alimentare solo lo switching citato prima, dal quale vengono poi derivate tutte le altre tensioni. Il P8250 presenta inoltre due morsetti per il collegamento di una batteria e l'interruttore di accensione può, a scelta, alimentare l'apparato sia dalla rete a 220V che tramite la batteria.

Il ricevitore copre da 10 kHz a 30 MHz, ma da 10 kHz a 100 kHz a prestazioni ridotte. Il trasmettitore invece ha una copertura da 1.6 MHz a 30 MHz. La generazione delle frequenze di conversione è sintetizzata con passo minimo per il ricevitore di 10 Hz mentre il trasmettitore può essere sintonizzato solo a passi di 100 Hz. Le frequenze di trasmissione e ricezione sono indipendenti e mostrate da due display a LED separati di colore giallo ubicati sulla Control Unit.

I filtri d'ingresso sono sei, con copertura dichiarata 10-405 kHz, 405-527 kHz, 527-1600 kHz, 1.6-4 MHz, 4-13.4 MHz e 13.4-30 MHz. Sono inoltre presenti sette filtri notch, evidentemente allo scopo di attenuare le frequenze broadcasting, visto che le frequenze di tali filtri sono 6.1 MHz, 7,2 MHz, 9.65 MHz, 11.8 MHz, 15.3 MHz, 17.8 MHz e 21.6 MHz. La commutazione di tutti i filtri è automatica sotto il controllo del microprocessore presente nella TU8250, che inserisce di volta in volta quelli che servono in base alla frequenza selezionata.

La struttura del ricevitore è up-conversion con prima media frequenza di 45 MHz e seconda di 1.4 MHz a cui è ottenuta la selettività mediante un massimo di quattro filtri a quarzo. È presente un roofing filter a 45 MHz che a seconda del modello può essere di due tipi diversi, che nella configurazione che l'apparato stesso riporta sono indicati come X1A o X1B (nella versione in possesso del Beppe viene indicato X1A), ma di cui non sono ancora riuscito a scoprire le differenze. Le larghezza di banda disponibili dipendono dalla particolare versione. I filtri sono modelli standard costruiti dalla HyQ, quindi volendo non ci sono problemi a sostituirli. Come già detto, il ricevitore può contenere un massimo di quattro filtri, uno dedicato alla SSB, uno al TELEX e due opzionali che variano a seconda del modello, come visibile in questa parte di schema. Nella versione in possesso del Beppe sono presenti tre filtri e la posizione X2 risulta libera, o quanto meno non risulta elencata nella configurazione, che riporta X1A345, come potete vedere qui. Non ho ancora messo il naso nella parte ricevente per sincerarmi della faccenda, ma prima o poi lo farò. Se le cose stanno così vedrò di procurare un filtro stretto per il CW e lo inserirò nella posizione X2, visto che uso questo RTX come RTX principale in stazione e che la mia attività radio si svolge prevalentemente in CW.

Avendo finalmente messo le mani su un filtro stretto (in verità due, per ammortizzare almeno parzialmente le spese di spedizione), precisamente un HyQ QF01418 (TELEX ±85 Hz, che potete vedere qui in basso assieme al vecchio filtro originariamente montato nella posizione TELEX (in alto) Il Beppe ha affrontato l'aggiunta di tale filtro all'esemplare in suo possesso. Il montaggio in sé non è particolarmente complicato, si tratta solo di svitare ed avvitare una quantità industriale di viti, di scollegare e ricollegare alcuni connettori e di fare due saldature, quello che mancava al Beppe erano le informazioni: qual era la funzione dei due filtri opzionali e come riconfigurare i ponticelli presenti sopra al banco dei filtri a quarzo che comunicano alla board 624 (la parte di controllo) la configurazione della board 610.

Il risultato è stato che, per pigrizia, il Beppe ha messo il nuovo filtro nella posizione libera X2, pensando (a torto) che fosse quella prevista per il filtro relativo all'impostazione VERY NARROW, originariamente disabilitata perché non era presente il relativo filtro. Invece no. Fatto ciò, senza spostare i ponticelli (di default ne è presente uno solo in posizione 3), ci si è ritrovati con i modi CW e MCW disattivati. Davvero un bel risultato. A quel punto il Beppe ha provato a spostare per tentativi i ponticelli, sino a quando ho scoperto che, ponendo un ponticello nella posizione 9, CW e MCW tornavano selezionabili. Evviva. La selezione dei filtri però era tutta scombinata rispetto al previsto. Era ora di documentarsi adeguatamente.

Se qualcuno dovesse meravigliarsi del fatto che la semplice aggiunta di un filtro possa provocare lo sconquasso descritto, sappia che, montando un filtro, si chiude automaticamente un ponticello di configurazione, quindi l'unità di controllo, cioè la board 624, SA quanti filtri ci sono e dove sono montati. Se il resto dei ponticelli (che dicono all'unità di controllo QUALI filtri ci sono) è configurato erroneamente, la povera unità di controllo non sa più che cosa fare, ritrovandosi con una configurazione non prevista.

Dopo aver rotto le scatole ad alcune conoscenze e sul gruppo SkantiRadio di Yahoo, finalmente un collega svedese (TNX SM6OID) è stato così gentile da caricare nella sezione Files del gruppo questa preziosa paginetta che non solo spiega per filo e per segno tutta la faccenda, ma spiega anche la differenza fra X1A e X1B.

Armato della Conoscenza, il Beppe si è reso subito conto del pastrocchio combinato. Dalla tabella di cui sopra si scopre che la posizione X2 (quella vuota) è destinata al filtro relativo alla selezione INTERMEDIATE (che, in sua assenza, corrisponde al filtro per SSB), mentre la selezione VERY NARROW è comune al filtro TELEX. Quindi, se il Beppe voleva avere il suo bel filtro stretto disponibile in CW nella posizione VERY NARROW, doveva metterlo al posto di quello TELEX, lasciare la posizione X2 vuota e lasciare il ponticello nella configurazione di default (3). Detto fatto, finalmente tutto funzionava come previsto, con la posizione VERY NARROW corrispondente al filtro più stretto, quella NARROW a quello immediatamente più largo, quella INTERMEDIATE al filtro per SSB e quella WIDE al filtro RC per AM (quindi la selettività ottenuta corrisponde a quella del roofing filter a 45 MHz). Tutte inoltre risultavano correttamente centrate attorno alla frequenza dovuta, come visibile ed udibile nel secondo filmato. Gioia, gaudio e tripudio.

Dopo aver terminato di saltare qua e là per la gioia, il Beppe è stato tentato per un attimo di montare l'ex filtro TELEX che si ritrovava in mano nella posizione X2, ma dopo aver guardato per bene lui e la tabella, ha deciso di soprassedere per due ragioni: innanzitutto quello recuperato non era nient'altro che un volgare filtro per SSB (NDK YF1400GEA, 38511203), quindi non avrebbe aggiunto nulla di utile, poi perché ciò avrebbe molto probabilmente provocato ulteriori grane, dato che nella tabella l'unica configurazione con quattro filtri presenti prevede un roofing filter a 45 MHz largo ±4 kHz (il famoso X1B!), mentre nell'esemplare del Beppe, come detto più sopra, è presente l'X1A (±2.7 kHz). Quindi è meglio lasciare tranquilla la posizione X2 (HIC SUNT LEONES).

Richiuso tutto (il festival delle viti...), ecco il Beppe finalmente in possesso di uno Skanti TRP8255 dotato di selettività adeguata al traffico CW ed arricchito di un'ulteriore paginetta di documentazione da aggiungere alla collezione.

Nel primo filmato si vede l'apparato comandato da remoto tramite il programma di cui sopra durante un QSO in CW in gamma 30m. Si noti la velocità dell'accordo eseguito dall'ATU8250 e l'accuratezza dello stesso (durante la trasmissione in FULL POWER, che equivale a più di 200W, la lancetta della potenza riflessa del wattmetro a due indici in alto a sinistra praticamente non si muove). Il rumore di ferraglia che si sente durante la manipolazione è lo scatto dei relè d'antenna, che sono stupendi relè reed sotto vuoto come quelli visibili qui, con tempo di commutazione inferiore a 5 ms, in modo da consentire, dato l'uso prevalentemente navale, il funzionamento in SITOR/ARQ (quello che in campo radioamatoriale viene chiamato, o meglio veniva chiamato, visto che non lo usa più nessuno, AMTOR/A). La scheda mostrata nella foto è la scheda di commutazione RX/TX presente nell'ATU8250 (board 641), rimossa in quanto la versione Plessey incorpora i relè d'antenna all'interno dell'RTX. È infatti possibile inserire tale commutazione o dentro l'ATU8250, nel qual caso è necessario collegare TU8250 e ATU8250 mediante due cavi coassiali, uno per l'RX ed uno per il TX, oppure all'interno del TU8250, nel qual caso per collegare TU8250 e ATU8250 è sufficiente un solo cavo coassiale e la scheda relè all'interno dell'ATU8250 deve ovviamente essere rimossa. Il rosmetro/wattmetro a due indici che si vede sulla sinistra con la Skanti non c'entra nulla, è un supereconomico Hoxin RW-20 commutato sulla portata 300Wfs ed inserito sull'uscita dello Skanti per tenere sotto controllo la potenza d'uscita ed il ROS residuo dell'accordatore remoto, cosa abbastanza inutile quando tutto funziona bene, date le ottime caratteristiche dello stesso, ma, data l'età dell'apparato, non si possono escludere guasti (anche se finora non ne sono capitati) ed è meglio tener d'occhio tutta la baracca.

Nel secondo, si vede l'apparato dopo l'inserimento del filtro CW stretto, sempre comandato da remoto tramite il programma di cui si è già detto, cosa indicata dal lampeggio del LED sul tasto SPKR (no, non sono i fantasmi a premere i tasti della CU8000), in modo da commutare tra i vari filtri presenti (WIDE, INTERMEDIATE, NARROW e VERY NARROW) e tra i vari modi di AGC (SLOW e FAST). Si nota come, a corretta configurazione, la sintonia del segnale non vari nonostante i filtri siano di tipo diverso (quello INTERMEDIATE per SSB, quelli NARROW e VERY NARROW per TELEX),cosa che non succedeva quando il Beppe aveva fatto pasticci con la posizione e la configurazione dei filtri.

Nel terzo e nel quarto filmato sono mostrate due fasi della riparazione dell'ATU8250 descritta più sotto. Il terzo mostra l'ATU smontato dal contenitore ed evidenzia la ragione del mancato funzionamento (gli scintilloni). Nel quarto invece si vede l'ATU8250 riparato e tornato perfettamente funzionante.

Negli ultimi due si vede all'opera la versione 0.90 per Raspberry PI3 e per Linux 32 bit del programma di controllo citato prima. Il piccolo monitor utilizzato è una versione touchscreen dalla risoluzione verticale un po' limitata (solo 600 pixel), ma, come si vede, dalla versione 0.90 in poi il programma è in grado di adattarsi automaticamente alla risoluzione dello schermo. La versione Linux 32 bit sta girando su un netbook DELL Mini, dall'analoga risoluzione (1024x600 pixel). Per i curiosoni impenitenti che a tutti i costi lo volessero sapere, lo sfondo è una foto, fatta personalmente, del paese di Borgio Verezzi (SV) visto da una delle alture circostanti.

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Dopo tanti anni di onorato funzionamento, prima al servizio di Sua Maestà Britannica, poi nella stazione del Beppe, è venuto anche per il buon TRP8255 l'ora di una piccola revisione, se piccola si può chiamare qualsiasi cosa che abbia a che fare con questi 34 kg di ricetrasmettitore. Nulla di speciale, qualcosa che tutti i possessori di tale RTX prima o poi hanno notato e dovuto risolvere, ovvero la presenza di bande laterali spurie sull'emissione, soprattutto, ma non solo, in SSB, causate dall'invecchiamento dei condensatori di filtro sulla "Voltage Converter Board", cioè il piccolo alimentatore switching secondario che, partendo dai 48 Vcc generati dall'alimentatore switching principale, SMPS, genera le altre tensioni di alimentazione, +24V, ±15V +7.5V e +5V. Il tipico sintomo della necessità di sostituire tali condensatori (e magari anche qualche altro piccolo condensatore al tantalio qua e là) è che i corrispondenti ascoltano, a basso livello sì, ma in modo udibile, una nota più o meno ronzante di sottofondo che varia al variare dell'assorbimento. Già passando da display a piena luminosità a display spenti si nota, anche a orecchio, una variazione di volume di tale nota. Qui, qui e qui si possono vedere tre foto dello spettro presente in uscita in SSB senza audio in ingresso. La prima immagine è con collegato anche l'accordatore automatico (altro carico sulla povera Voltage Converter Board), la seconda senza ATU ma coi display alla massima luminosità, la terza sempre senza ATU e coi display alla minima luminosità. Qui invece è visibile lo spettro nelle stesse condizioni di cui alla prima foto precedente ma dopo la sostituzione dei condensatori in questione. A beneficio degli eventuali ing. Pignoletti che dovessero leggere queste note si specifica che gli spettri di cui sopra (il primo del gruppo con i condensatori vecchi e quello coi condensatori nuovi) sono stati presi utilizzando un carico fittizio da 50W con uscita attenuata, che alla frequenza di 10 MHz attenua circa 60 dB, inviata all'analizzatore di spettro Tektronix 2710. Il residuo di portante visibile dopo aver messo a posto la Voltage Converter Board risulta pertanto, con l'RTX impostato in "FULL POWER", di circa 0 dBm, ovvero 1 mW. Approfittando della necessità di aprire il mostro (per non parlare della necessità di prenderlo in braccio per issarlo sul tavolo dove lo si vede nella foto 11) il Beppe ne ha approfittato per collegare uno spezzone di cavo multipolare dotato di connettore DB25F alla morsettiera a cui va collegato l'ATU e ad intestare con un corrispondente DB25M il cavo dell'ATU 8250 che arriva in stazione. Su un altro DB25M è stato realizzato un "tappo" coi piedini 6 e 7 collegati fra loro, come da manuale, per consentire il funzionamento dell'RTX in assenza dell'accordatore automatico. Il tutto in preparazione al momento in cui sarà necessario smontarlo per fare qualche coccola a quel poverino, da anni appeso ad un palo (vedi Foto 2) a prendere neve, acqua, sole, vento e ogni altro concepibile evento meteorologico. Il cavo col suo connettore ed il tappo si intravedono alla destra dell'RTX nella Foto 11.

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Quel momento è arrivato prima di quanto non ci si augurasse. Già prima di iniziare la sostituzione dei condensatori sulla Voltage Converter Board l'ATU 8250 aveva dato qualche segnale di funzionamento difettoso (il ROS residuo era talvolta più alto di quanto non fosse stato in precedenza). Ancora prima era presente un malfunzionamento stranissimo, l'accordo riusciva perfettamente in CW, ma falliva negli altri modi. Poiché il Beppe non è un adepto della fonia, la cosa per lui rappresentava solo un piccolo fastidio (un apparato che non funziona come dovrebbe è una specie di offesa personale). Dopo aver rimontato la Voltage Converter Board ed aver verificato strumentalmente su carico fittizio che fosse tutto in ordine e che la sostituzione dei condensatori avesse dato gli esiti auspicati, l'ATU 8250 è sceso in sciopero, rifiutandosi di accordare qualsiasi cosa, anche un carico fittizio. Per cui non è rimasto che rimuoverlo dal palo su cui era appollaiato, smontarlo, ed iniziare la caccia al problema. I risultati dell'opera demolitoria si possono vedere nelle foto 14, 15 e 16. La caccia al colpevole del mancato fuzionamento dovrà però attendere l'arrivo del cavo a 18 conduttori (sì, ne sarebbero bastati 16, ma quello si è trovato su internet) per collegare in laboratorio l'ATU8250 all'RTX, potendone così osservare il comportamento e farci qualche misura, cosa ovviamente quasi impossibile finché l'ATU era appollaiato sul suo trespolo e l'RTX invece si trovava nella stazione/laboratorio.

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Smontato dal trespolo l'ATU8250 e rimossa la board 640, visibile nelle foto 15 e 16, ricollegata la stessa mediante un pezzo di cavo a 18 conduttori (come detto, ne sarebbero bastati 16, ma da Wimo quello si è trovato) dotato di connettore DB25 al TRP8255 e provando a dare un bel TUNE, si sono visti degli spaventosi scintilloni uscire da uno dei piedini dell'accoppiatore direzionale, come visibile nel terzo filmato. Guardando bene, si è notato che quegli scintilloni avevano carbonizzato l'isolamento della board (o di quel che è) da cui spuntava il relativo filo. Non è detto che ciò sia la causa del non funzionamento, potrebbe anche darsi che gli scintilloni siano una conseguenza di un altro guasto, ma quel che è sicuro è che l'isolamento annerito non favorisce certo il funzionamento, mentre favorisce senz'altro gli scintilloni. Inoltre, grattato via quel che si poteva dell'isolante carbonizzato e riprovando a dare TUNE, lo scintillone è ricomparso solo quando il TRP8255 dava l'impulso finale di controllo a piena potenza e nel frattempo è sembrato che l'ATU tentasse di accordare correttamente il carico. Era quindi proprio ora di rimuovere l'accoppiatore direzionale per vedere se si riusciva a rimetterlo in condizioni di funzionare senza scintilloni. Cosa più semplice a dirsi che a farsi, dato che è avvitato e saldato alla board mediante 12 connessioni, la maggior parte delle quali di massa. Bene o male, con l'aiuto di un dissaldatore e di un saldatore da 180W per scaldare il contenitore e staccarlo dalla massa dove sembrava, se non saldato, almeno appiccicato, il tutto è riuscito al prezzo della fusione della plastica di una mezza dozzina di condensatori (uno da 1nF, due da 10nF e due da 100nF) che si trovavano nei pressi. Pazienza, se si riuscirà in qualche modo a rimettere in sesto l'accoppiatore direzionale, l'ultima cosa da fare prima di verificare se la riparazione è riuscita sarà sostituire quei poveri condensatori. Nella foto 17 è visibile l'accoppiatore direzionale a metà della sua rimozione, con un lato completamente dissaldato e sollevato dalla board.

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Rimosso l'accoppiatore direzionale che scintillava e terminato di grattar via la parte carbonizzata della basetta, il Beppe, per fare un bel lavoro, avrebbe voluto aprire tale accoppiatore per controllare se per caso non si fosse carbonizzato anche qualcosa all'interno. La cosa però non è così facile: Terje LA5TIA, che l'ha fatto, ha dovuto mettere a scaldare l'accoppiatore su un fornello a gas. Dal momento che una prova con il MiniVNA Pro di casa ha mostrato che l'oggetto funzionava (i risultati delle misure si possono vedere nei link presenti nella didascalia della foto 19), il Beppe si è fatto qualche scrupolo ad arrostirlo e si è limitato a isolare perbene il filo che usciva dal buco, ormai, a furia di grattare, quasi formatosi nello stampatino in questione, utilizzando un ritaglio dell'isolante centrale di un pezzo di cavo RG8X mantenuto in posizione con una colata di colla epossidica a due componenti. Il risultato non è certo un capolavoro di bellezza, come si può vedere nella foto 19, ma si è rivelato sufficiente. Già che si aveva la board 640 estratta dalla scatola e rivoltata sottosopra, si è colta l'occasione per sostituire anche gli unici due elettrolitici presenti su tale board, come misura profilattica. Rimontato l'accoppiatore direzionale con tutte le sue 4 viti, rifatte le sue 12 connessioni, messo il solito carico (prima 25Ω, poi 25Ω con in serie 100pF) all'uscita e provando a dare TUNE, il buon vecchio ATU8250 si è rimesso a funzionare perfettamente, accordando il carico presentato sia in CW che in SSB, come visibile nel quarto filmato. Alleluia. Ora si tratta solo di rimontare tutto e riposizionare l'ATU8250 sul suo trespolo.

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Dopo aver sostituito il filtro TELEX (che, come detto prima, era in realtà un filtro per SSB) con quello per il CW stretto, la modalità TELEX era diventata del tutto inusabile, dato che con quella larghezza (beh... strettezza sarebbe un termine più appropriato) si può ricevere al massimo il NAVTEX o la RTTY con lo shift di 85 Hz. Per poter usare il TRP8255 anche per i modi digitali, in particolare l'FT8, che in questi periodi di coronavirus e vacche solari magre (anno 2020) è un toccasana, e ricevere le poche stazioni RTTY ancora attive, era d'uopo trovare una soluzione. Fortunatamente non c'è certo da sbattersi per trovarla, basta spostare i fili che arrivano dal connettore "PL1 DATA", montato sulla struttura di supporto, sull'ingresso AUX della "Line Transformer Board", potendo così entrare/uscire col segnale audio proveniente dal PC anche quando l'RTX è posto in USB o LSB e collegare il relativo PTT sull'ingresso AUX KEY. Fatto questo, si è approfittato dell'avere la CU8000 aperta per sostituire i fili che portano all'esterno i terminali della batteria di backup, uno dei quali si era interrotto perché rimasto stretto tra le due parti del contenitore, richiuso qualche tempo addietro senza la dovuta attenzione. Nella foto 22 si vede la board 603 coi fili spostati, mentre nella foto 23, venuta per la verità un po' scuretta, si vedono i due fili rosso/nero e la batteria in attesa di essere collegati.

Intanto che si ha la CU8000 aperta, se il firmware montato su di essa è ancora la revisione 80.0 o precedente (per saperlo basta battere sulla CU il comando 246 seguito da ENTER) e se si ha la possibilità di programmare una EPROM (una normalissima ed alquanto vecchiotta 27128) è consigliabile sostituirla con la versione 92.0 che si può trovare sul gruppo Skanti Radio di groups.io. Dal punto di vista operativo sulla CU8000 cambia poco o nulla, ma se intendete controllare il TRP8255 (o quel che è) da un PC questa revisione colma una lacuna notevole, vale a dire la mancanza nelle revisioni precedenti di un comando per leggere lo stato (frequenza, modo, eccetera) in cui la CU8000 e quindi l'RTX si trova. Sostituire la EPROM col firmware non richiede nessun particolare smontaggio, basta aprire la CU8000, aprire lo sportellino che si vede sulla schermatura della parte logica, per fare la qual cosa è sufficiente allentare le quattro vitine che si vedono, stando attenti a non perderle, e si avrà accesso alle EPROM (sono due: quella di sinistra contiene il firmware, l'altra invece è la EPROM di configurazione). Essendo le stesse montate su zoccolo, la loro sostituzione non pone particolari problemi. Il Beppe, approfittando dell'avere la CU8000 aperta per le ragioni sopra dette, ha fatto anche questo aggiornamento e si è messo subito di buona lena a modificare il suo programma di controllo per sfruttare i nuovi (beh, si fa per dire, visto che la versione 92.0 è del 1991...) comandi presenti. Se siete interessati, quando al link dato prima comparirà la versione 0.95 significherà che le modifiche in questione sono state terminate e la doverosa fase di collaudo e bugfixing è stata completata.

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Avendo rimosso il commutatore d'antenna presente all'interno dell'ATU8250 per la ragione detta sopra, all'interno dello stesso erano rimasti disoccupati i piedini sui quali era montato. Poiché al Beppe mancava un'antenna da collegare ai ricevitori e agli altri RTX privi di un'antenna dedicata, qualche tempo fa lo stesso ha pensato bene di sfruttare lo spazio in questione per inserire un commutatore che commutasse l'antenna dello Skanti, quando quest'ultimo era spento, su un'uscita da inviare agli altri ricevitori/RTX, sulla falsariga di quanto fatto nella board rimossa. Non è possibile utilizzare a tale scopo l'uscita RX già presente in esso in quanto avendo rimosso il commutatore d'antenna, che nell'esemplare del Beppe come detto è contenuto nel corpo RTX, tale uscita risulta scollegata. La schedina made-in-Beppe si sostituisce appunto alla scheda originale (board 641) con la differenza che in mancanza di alimentazione collega l'antenna all'uscita RX tramite un un-un 4:1, mentre la board 641, se il TRP8255 è spento, scollega l'uscita RX dall'antenna e collega quest'ultima su due resistori. Inserita la papocchia dentro l'ATU8250 il tutto ha funzionato regolarmente per alcuni anni, ma a fine 2022 si è messo a provocare problemi, con improvvisi aumenti del ROS che facevano ridurre la potenza all'RTX. Si temeva un ulteriore peggioramento della situazione dell'accoppiatore direzionale di cui si è già detto, ma fortunatamente non era così: la responsabile della faccenda era proprio la papocchia del Beppe, il cui circuito stampato si era carbonizzato nella zona in cui si collegava all'uscita dell'ATU8250, per umidità e/o eccessiva tensione, come visibile nella foto 25. L'ATU8250 è infatti lietissimo di accordare 10m di filo in 20m e se per far ciò deve cacciar fuori qualche migliaio di volt, lui li caccia fuori senza esitare e chi segue s'arrangi.

Non è restato quindi che produrre un ulteriore esemplare di tale papocchia, approfittando dell'occasione per migliorarne un poco il circuito stampato ed isolando maggiormente la zona attorno al punto in cui si collega l'uscita dell'ATU8250 (Papocchia v2). Nelle foto 26 e 27 è visibile la nuova versione di tale papocchia, di cui qui è visibile lo schema, qui il circuito stampato e qui invece è possibile scaricare entrambi in formato EAGLE 9.X come archivio ZIP. Il relè ad alta tensione utilizzato (Siemens VR121, che da quel che si legge in giro dovrebbe essere 8A/2kV) nominalmente avrebbe la bobina a 26,5V, ma si è visto che anche a 24V scatta senza problemi. Si spera che gli isolamenti maggiorati siano sufficienti ad evitare un ulteriore arrosto di vetronite. Non appena il tempo consentirà al Beppe di stare in terrazza più di qualche minuto senza congelare, si rimonterà il tutto all'interno dell'ATU8250, cosa documentata nella foto 33..

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Prima di riuscire a fare quanto detto sopra, cioé verso fine febbraio 2023, il buon vecchio TRP8255 S R GB1, che aveva ormai sulle spalle anni e anni di funzionamento (nella stazione del Beppe, in assoluto sarebbero alcuni decenni...) ed un migliaio di QSO fatti, ha deciso che fosse ora di guastarsi e appena acceso ha mostrato una bella fila di 000000 sul display e la tastiera della CU del tutto inoperativa. Da alcune misure preliminari fatte al volo risulterebbe trattarsi di un problema di alimentazione, in quanto tutte le tensioni facilmente misurabili (cioè quelle che arrivano sulla CU) risultano molto al di sotto del valore previsto. Potrebbe essere l'alimentatore switching principale SMPS a non dare più i 48V che alimentano lo stadio finale e la Voltage Converter Board da cui sono generate tutte le altre tensioni, oppure potrebbe essere quest'ultima ad essersi guastata o ancora potrebbe essere presente un sovraccarico da qualche parte, ad es. un condensatore elettrolitico, al tantalio o meno, in corto. Quest'ultima eventualità sembra però improbabile, visto che le tensioni sono tutte più basse del normale, ma nessuna di esse è zero. Quando si avrà il tempo e la voglia di mettere quei 34 kg di ricetrasmettitore sul banco di lavoro, si accerterà cosa esattamente si è guastato e si tenterà di resuscitare il morto.

Rimesso il baby-elefante sul tavolo di lavoro, si è scoperto che SMPS dava in uscita, invece dei 48V previsti, solo circa 32V, cioè la tensione di ingresso che gli arriva dall'alimentatore di rete. Dopo una dura lotta, grazie anche all'aiuto di Elvezio IW1CJD, si è riusciti ad estrarre SMPS dalla TU e ad aprirlo, come visibile nelle foto 28 e 29. Adesso viene il bello: scoprire cos'è preso al buon vecchio SMPS e possibilmente risolverlo.

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Seguendo religiosamente le istruzioni trovate sul gruppo SkantiRadio di groups.io, si è per prima cosa verificato se dalla board 622 (SMPS control) uscivano le due onde rettangolari a 25 kHz che pilotano la board 623 (SMPS driver). Di tali onde non c'era però nessuna traccia, qundi il guasto (o almeno, uno dei guasti, nel caso si fosse proprio sfortunati) doveva trovarsi su tale board. Dopo poche misure si è scoperto che IC5 (4047B) che avrebbe dovuto generare tali onde, non poteva farlo in quanto non alimentato. Il suo pin di massa, che avrebbe dovuto essere collegato appunto a massa tramite uno dei transistori contenuti in IC2 (ULN2083) era invece scollegato. La ragione di ciò era che la tensione di alimentazione di tale stadio, proveniente da Q8, era troppo bassa e non riusciva a mandare in conduzione il transistor di cui sopra attraverso il diodo zener D9 (8.2V). Qualche ulteriore misura ha permesso di stabilire che la tensione di base di Q8, che avrebbe dovuto essere fissata dal diodo zener D28 a 1.5 V, era invece parecchio inferiore, meno di 1 V. Che ciò sia colpa di Q8, che assorbe una corrente di base eccessiva, o di D28, che non stabilizza più alla tensione prevista, è tutto da stabilire. Trovare un BD140 sostitutivo non pone problemi; decisamente più difficile è trovare uno zener da 1.5V. Nel caso non ci si dovesse riuscire, si proverà a sostituirlo con due o tre diodi posti in serie, cogliendo eventualmente l'occasione per sostituire anche tutti i condensatori al tantalio presenti con esemplari nuovi.

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Rimossi D28 e Q8 e provatili, si è rilevato come effettivamente D28 non stabilizzasse più. La tensione ai suoi capi variava da circa 1V ad oltre 2V al variare della corrente che lo attraversava. Lo si è quindi sostituito con una serie di tre diodi UF4007 che alla corrente in gioco fanno cadere approssimativamente 0.5V per elemento. Siccome di BD140 nuovi ce n'erano alcuni che giravano per casa, si è sostituito anche Q8, sebbene alla prova strumentale il vecchio sembrasse ancora efficiente. Fatto ciò SMPS è tornato a funzionare e ad erogare i 48V previsti, come visibile nelle foto 30 e 31.

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Dopo la riparazione sopra descritta, essendo arrivato il momento delle tanto sospirate ferie, il Beppe ha lasciato sul banco di lavoro i suoi 34 kg di ricetrasmettitore, limitandosi a rimontare SMPS al suo interno, ma senza reinstallarlo in stazione e collaudarlo. Al ritorno, dopo averlo tirato giù dal banco e rreinstallato, ha scoperto con disappunto quello che è visibile nella foto 34, cioè che era di nuovo presente del residuo di AC sulle alimentazioni, che provocava la nascita delle bande laterali spurie visibili ed il conseguente fallimento dell'accordo in SSB. Dovuto a SMPS o alla "Voltage Converter Board"? Presumibilmente a SMPS, visto che i condensatori di filtro su quest'ultima erano già stati sostituiti poco tempo prima con condensatori che si reputavano di decente qualità. Le misure mostravano sì un modesto residuo di AC sui 48V, ma apparentemente troppo piccolo per provocare lo sconquasso mostrato. Per esserne certo il Beppe ha deciso di provare ad alimentare il tutto con un bell'alimentatore che si era procurato tempo addietro, vale a dire un "Delta Elektronika SM70-22", 0-70V 0-22A, visibile nella foto 35. Per far questo ha però dovuto mettere assieme il ciospo mostrato e descritto nella foto 36, appropriatamente denominato "FAKE SMPS". Col suo aiuto si è potuto stabilire senza dubbi di sorta che il problema era colpa di SMPS. Infatti, misurato nuovamente lo spettro in SSB senza segnale d'ingresso, si è trovato che le bande laterali spurie erano magicamente sparite, come visibile nella foto 38. Adesso si dovrà tirar fuori nuovamente SMPS (uffa!) e sostituire gli elettrolitici presenti, in particolare gli stranissimi C32 e C33, che sono due condensatori a 4 terminali. avendo due coppie di morsetti + e - sui lati opposti del contenitore.

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Smontato per la seconda volta SMPS ed apertolo, si è iniziata la verifica dei condensatori, iniziando coi due d'ingresso, teoricamente da 2800 μF, che si sono rivelati ormai secchi (capacità residua di neanche 200 μF) e con un ESR spaventosamente alto (oltre 50 Ω, come visibile nella foto 39). Anche l'altro, misurato, ha dato valori analoghi. Questi, se non altro, sembrano condensatori piuttosto normali e la loro sostituzione non dovrebbe presentare problemi. Si spera che i condensatori "strani" C32 e C33 siano invece ancora buoni. Una misura in-circuit ha mostrato una capacità totale ed un ESR che fanno ben sperare. In caso contrario, ci si dovrà inventare uno stampatino-papocchia che permetta di montare al loro posto due condensatori "normali", ad esempio snap-in, mantenendo lo stesso sistema di montaggio, coi collegamenti ai diodi raddrizzatori da un lato e quelli di uscita dall'altro realizzati mediante morsetti e viti. Oppure si potrebbe tentare di fare la stessa operazione fatta coi condensatori sull'ingresso, che però in questo caso è un po' più complicata.

Il TRP8255 durante un QSO in CW (con OH0KM, per chi non sa il CW).

Finalmente il nuovo filtro è stato installato e configurato correttamente e tutto funziona come deve.

Gli scintilloni sull'ATU8250 non funzionante.

I lavori fatti dall'esterno sull'accoppiatore direzionale si sono rivelati sufficienti, ed ecco l'ATU8250 tornato vivo e vegeto.


Alcune versioni del programma di controllo all'opera.

La versione 0.90 per Raspberry PI del programma di controllo all'opera. Notare come alla partenza l'altezza della finestra principale sia stata ridotta per adattarsi alle dimensioni dello schermo (touchscreen 1024x600 pixel) e che, quando la si è massimizzata, le dimensioni dei controlli siano state proporzionalmente aumentate per occupare tutto lo spazio disponibile.

La versione 0.90 per Linux/32 bit del programma di controllo che sta girando su un netbook DELL Mini.


Foto 1. Il ricetrasmettitore Skanti TRP8255 S R GB1 (versione Plessey). La foto è stata presa prima di riorganizzare la stazione e defilare l'apparato nell'angolo dove si trova ora, approfittando della possibilità di controllo remoto presente (interfaccia RS232 sul connettore marcato CONTROL; quello marcato DATA è invece l'ingresso/uscita isolato galvanicamente per il segnale audio RTTY, ottimo anche per PSK31, SSTV ed altri modi digitali.

Dato il peso del complesso (34 kg, come indicato da un cartellino con tanto di segnale di pericolo appiccicato sopra), l'apparato è stato appoggiato sopra a un telaio metallico dotato di ruote, in modo da poterlo spostare senza rischiare un'ernia.

Foto 2. Una parte dell'apparato non visibile nella foto della stazione: l'accordatore remoto ATU8250 situato alla base dell'antenna (verticale canna da pesca da 10 m). A rigore questo non fa parte della stazione Plessey, in quanto nella cabina radio NCRS, da cui proviene l'esemplare in possesso del Beppe, veniva usata un'antenna risonante e quindi l'accordatore remoto, previsto per uso navale, non era necessario.

Si tratta di un accordatore semplicemente meraviglioso, accorda su qualsiasi frequenza in meno di due secondi (le specifiche danno un tempo di accordo compreso tra 0.2 e 1.5 s). Per dare un'idea della sua velocità basta dire che la chiamata dell'accordo è automatica non appena si va in trasmissione su una nuova frequenza. Molti degli accordatori per uso radioamatoriale, se messi a confronto con questo, dovrebbero essere buttati nella più vicina discarica di materiali elettronici e lì lasciati a marcire.

Foto 3. L'alimentatore da rete P8250. È ben visibile il commutatore OFF/Alimentazione da rete (MAINS ON)/Alimentazione da batteria (BATTERY ON).

Foto 4. Una vista ravvicinata della Control Unit CU8000. Come si vede, ci sono due display separati per la frequenza di ricezione e quella di trasmissione, quindi lavorare in split con questo apparato è immediato. Tutte le funzioni dell'RTX, sintonia e regolazione del BFO comprese, sono realizzate mediante tasti. I due tasti senza scritte sono quelli che, nelle versioni navali, attivavano le frequenze di 2182 e 500 kHz. Altri tasti, sempre legati all'uso navale, ad es. quelli relativi all'invio del segnale di allarme, in questa versione mancano del tutto. Si noti che quelli che si vedono NON sono i tasti veri e propri, ma solo una mascherina che varia a seconda del modello. I tasti, almeno in questa versione della Control Unit (ne è presente un'altra, di color nero invece che grigio, ed un poco più piccola) sono veri pulsanti montati sul circuito stampato sottostante la mascherina e sono presenti TUTTI, anche quelli corrispondenti a funzioni disattivate nella EPROM di configurazione. Infatti, sostituendo la stessa con una modificata con, ad esempio, attivati i tasti di allarme e premendo sullo spazio vuoto dove avrebbe dovuto esserci il disegno del tasto in questione, la corrispondente funzione viene correttamente attivata. Idem per i tasti senza scritte citati sopra.


Foto 5. Lo Skanti TRP8255 con il pannello di chiusura della parte frontale rimosso e la board 610 visibile. Nella foto è mostrata la configurazione originale, con i tre filtri a quarzo montati nelle posizioni X3, X4 e X5 e la posizione X2 libera. Il filtro a quarzo al centro è il famoso X1A, cioè il roofing filter a 45 MHz ±2.7 kHz.

Foto 6. Questo è il primo tentativo di montaggio del filtro stretto, messo nel posto più comodo, cioè nella posizione X2 che risultava libera. NON FATE QUESTO A CASA, perché non funziona: la posizione X2 è riservata ad un eventuale filtro per la selezione INTERMEDIATE e non per quella VERY NARROW. Si notano i cavi di connessione scollegati dai rispettivi connettori. Non ci sono problemi a ricordare dove va ciascuno dei cavetti coassiali, perché sia i connettori sul cavo che gli alloggiamenti sulle scatole schermate sono marcati da un bel bollo colorato. La cosa però non è di alcun aiuto per i daltonici.

Foto 7. Approfittando dell'apparente necessità di sostituire nell'alimentatore P8250 i due condensatori di filtro da 47nF posti tra ingresso dei 220V e terra, che sembravano cominciare ad andare in perdita e ogni tanto (beh... ogni poco...) all'accensione facevano scattare l'interruttore differenziale di casa, si sono fatte alcune foto dell'interno della bestia. Qui si vede una panoramica dell'alimentatore, composto, come già detto, da un enorme trasformatore con secondario a presa centrale, da un altrettanto enorme raddrizzatore ad onda intera composto dai due diodi visibili a sinistra montati su dissipatore e da due condensatori di filtro da 10000 μF/63V posti in parallelo, che qui si vedono solo in minima parte perché coperti dal pannello dove sono montati il commutatore ON/OFF/BATTERY, il fusibile di protezione e la lampadina spia. Sono inoltre presenti due fusibili di scorta.

Dopo la sostituzione di tutti e tre i condensatori, che però non ha risolto nulla, si è stati costretti a riabilitare quei poverini. Un esame più attento dello schema, due calcoli e qualche misura di verifica hanno mostrato che il problema non stava nelle perdite, ma nell'eccessiva capacità degli stessi. In 47nF a 230V passa, a regime, una corrente di circa 3.4mA, che sommata a quella assorbita dai condensatori presenti in altri apparati e/o alimentatori faceva evidentemente superare il limite di scatto dell'unico interruttore differenziale presente. La corretta soluzione sarebbe quella di dividere in due o più parti l'impianto elettrico di casa, montando su ogni parte un interruttore differenziale separato, cosa che, tra l'altro, ho letto essere espressamente richiesta dalla norma CEI 64-8. Poiché ciò è più facile a dirsi che a farsi, per ora la soluzione è stata quella "quick and dirty" di ridurre la capacità di tali condensatori. Montandone due da 6.8nF con adeguata tensione di lavoro che giravano per il laboratorio, il problema è stato per il momento risolto. Della serie: "Xe péso el tacòn del buso"...

Foto 8. Una foto ravvicinata di dissipatori, diodi e relativi condensatori di filtro degli eventuali disturbi di commutazione generati. I diodi montati, come si legge, sono dei 70HF20 della IR (il datasheet dice 200V/70A, quindi un tantino sovradimensionati...). Sono inoltre visibili i connettori montati dalla Plessey sulla struttura di supporto: quello con l'isolante verde pisello a sinistra è l'uscita dei 32Vcc, quello a destra è, com'è ovvio, l'ingresso dei 220V. Quel "coso" al centro, infine, è un morsetto di massa.


Foto 9. Dall'altro lato si vedono il grosso commutatore ON/OFF/BATTERY, i due condensatori di filtro dell'alimentatore ed il filtro posto sull'ingresso di rete, composto dal condensatore giallo che si vede sotto al commutatore (470nF/630V) posto in parallelo al primario del trasformatore assieme ad un resistore da 220kΩ e dai due condensatori (47nF/630V) che si supponevano andati in perdita e che in questa foto sono già stati rimossi, posti tra ciascuno dei due morsetti del primario e terra.

Foto 10. Una foto ravvicinata del filtro sull'ingresso di rete, dove si vede il condensatore da 470nF/630V col resistore da 220kΩ in parallelo rimasti in posizione. I condensatori da 47nF/630V sostitutivi vanno montati tra i suoi terminali ed i due terminali di massa visibili appena sotto ad esso. I condensatori originali erano fissati al telaio mediante quella specie di adesivo bianco che si vede, sul quale sono rimaste impresse per l'eternità le scritte incise sugli stessi.

Foto 11. Le budella del TRP8255 esposte per rimuovere la "Voltage Converter Board", che si può vedere davanti alla Transceiver Unit aperta. I capicorda rossi visibili sono quelli che collegano lo spezzone di cavo bianco col connettore DB25 che si intravede a destra assieme al tappo sostitutivo dell'ATU ai terminali della morsettiera previsti per il collegamento dell'ATU 8250. I due rotoli di nastro sotto alla Transceiver Unit servono per sorreggere la stessa, che ha dovuto essere svitata dal telaio di supporto per poterne aprire completamente lo sportello. Chi ha progettato quel telaio di supporto si è evidentemente dimenticato che occasionalmente sarebbe stato necessario aprire completamente lo sportello e non solo per circa 45°. Il vecchio adagio secondo cui esistono tre modi di fare le cose, quello giusto, quello sbagliato e quello dell'esercito, un qualche fondamento l'aveva proprio.

Foto 12. Una foto ravvicinata della "Voltage Converter Board". La manciata di condensatori Frako ed il condensatore assiale in basso a sinistra sono i candidati alla sostituzione. Prima di farlo, però il Beppe dovrà trovare da qualche parte dei decenti condensatori a basso ESR, visto che la frequenza di commutazione dello switching, da schema, è dalle parti di 50 kHz. Questo malefico scatolino è una buona dimostrazione di come evitare che un alimentatore switching faccia il TX invece che l'alimentatore. I cavi che entrano ed escono sono tutti schermati, la calza è collegata a massa sulla scatola, la scatola è metallica ed il coperchio della stessa, che si vede nella foto 11, è fissato all'altra metà mediante 22, diconsi v-e-n-t-i-d-u-e, viti.


Foto 13. La Voltage Converter Board con i nuovi condensatori montati. Si tratta di condensatori Panasonic serie FR, 105° Low ESR, reperiti su internet presso una ditta inglese. Si spera che durino almeno quanto sono durati i Frako originali che, almeno strumentalmente, come capacità erano ancora buoni (ed infatti l'apparato funzionava ancora), ma il loro ESR, almeno se devo credere al ponte RCL automatico cinese XJV01, era circa doppio di quello dei condensatori nuovi montati e, vista la frequenza di funzionamento di tale alimentatore switching (50 kHz), che rende la reattanza capacitiva di un condensatore da 470 μF dell'ordine di 7 mΩ, quello che decide quanto bene il condensatore filtra è appunto il suo ESR (ed infatti erano presenti disturbi sulle alimentazioni). Il condensatore da 100 μF originale montato in basso a sinistra era assiale, mentre quello sostitutivo è, come gli altri, verticale, quindi ha dovuto essere montato con un po' di fantasia ed attenzione.

Foto 14. Prima di lanciarsi nell'opera demolitoria, la sfiducia nella sua memoria consiglia al Beppe di fare una bella foto delle connessioni dell'ATU, in previsione del fausto giorno in cui, rimesso a nuovo, sarà reinstallato sul suo trespolo. Naturalmente il Beppe, tanti anni fa, si è diligentemente segnata su un foglio di carta l'associazione piedino dell'ATU-colore del filo, ma potrebbe nel frattempo essersi dimenticato dove l'ha messo, quindi, come dicevano i latini, «Melius abundare quam deficere».

Foto 15. La board 640 rimossa dal suo contenitore, vista dal lato componenti, o perlomeno, dal lato che si trovava in alto. Si notano una dozzina di induttori di dimensioni eroiche, avvolti rigorosamente in aria. Sotto la scatoletta metallica un po' arrugginita e spennellata tempo fa di "Ferox" per fermare la corrosione abita il microcontrollore che gestisce tutta la baracca.

Foto 16. Questa è sempre la board 640, però vista dal lato saldature, o perlomeno dal lato che si trovava in basso. Si nota una distesa sconfinata di relè, alcuni marcati FR 373-588-41, altri FR 373-588-51, altri ancora FR 373-588-61 e gli ultimi FR 373-588-71, tra i quali non si sa se esistano differenze e, se sì, quali (un'occhiata data successivamente all'elenco componenti della board 640 per controllare il valore dei condensatori fusi col (dis)saldatore ha mostrato che la differenza dovrebbe stare nella tensione di isolamento: 11 sono da 500V, 4 da 2.5kV, 10 da 5kV e 3 da 10kV, per un totale di 28) collegati tra loro manualmente. Solo quei 28 relè costavano probabilmente quanto e più di un accordatore per uso radioamatoriale. Per non parlare del costo della manodopera, cioè dell'omino (o della gentil donzella) che eseguiva il montaggio ed il cablaggio degli stessi.


Foto 17. La lotta per rimuovere l'accoppiatore direzionale a metà del suo svolgimento. Un lato è stato completamente dissaldato e l'accoppiatore sollevato un poco. Ora si tratta di fare lo stesso con l'altro lato. Durante la lotta ci sono state alcune vittime innocenti, ovvero la mezza dozzina di condensatori che avevano la sfortuna di trovarsi troppo vicino all'accoppiatore stesso, che si vedono marcati in rosso (anche se il fatto che siano stati fusi dal (dis)saldatore è piuttosto evidente) per ricordare al Beppe di sostituirli prima di verificare se la riparazione dell'accoppiatore direzionale è riuscita.

Foto 18. L'accoppiatore direzionale finalmente rimosso dalla board 640. Si vede come il secondo piedino da destra sia scavato, avendo grattato via parte dell'isolante carbonizzato dagli scintilloni, di cui (dell'isolante carbonizzato, non degli scintilloni) ne è rimasta visibile una parte. Dubbio amletico, anzi, avicolo: è nato prima l'uovo o la gallina, cioè gli scintilloni erano causati dall'isolante carbonizzato, o la carbonizzazione dell'isolante è stata causata dagli scintilloni, dovuti a qualche altra ragione, ad esempio a umidità o sporcizia varia penetrata all'interno e finita nell'unico posto dove non doveva andare? L'impresa da compiere ora sarà di aprirlo, in modo da verificare innanzitutto che con ci sia qualcosa di cotto anche all'interno, per poi eventualmente rimuovere del tutto il passante e la parte di board carbonizzata, sostituendolo con un adeguato isolatore, dato che da quel piedino transitano i 250W forniti dall'RTX. Per aprirlo, visto che è tutto saldato, si dovrà ricorrere al saldatore da 180W, facendo attenzione a non cuocere l'interno e a non scottarsi le dita.

Foto 19. Nonostante alcuni tentativi, prima col saldatore da 180W citato prima, poi un un accendino antivento, l'oggetto si è rifiutato categoricamente di aprirsi. C'è da dire che i tentativi sono stati oltremodo delicati, visto che l'oggetto funziona perfettamente, come si può vedere qui (trasmissione In-Out), qui (input return loss), qui (trasmissione In-Uscita FWD) e qui (trasmissione In-Uscita REF). In tutti i casi le porte non usate sono state chiuse su 50Ω. Terje LA5TIA, che è riuscito ad aprirlo, lo la fatto riscaldandolo su un fornellino a gas. Per cui il Beppe, memore della versione latina che è stato costretto a tradurre tanti anni fa al ginnasio, secondo la quale "L'ottimo è il peggior nemico del bene" ha deciso di rinunciare all'intervento ottimo, limitandosi a grattar via dall'esterno tutta la parte carbonizzata della basetta (praticamente facendoci quasi un buco) e ad isolare il filo che esce con un ritaglino di isolante centrale di RG8X incollato in posizione con una colata di colla epossidica bicomponente. Nella foto è visibile il risultato. Bruttino anzichenò, ma si spera che sia sufficiente a fermare gli scintilloni. Dovesse non bastare, si farà, come Terje, un arrosto di accoppiatore direzionale.

Foto 20. L'accoppiatore direzionale rimontato al suo posto. Com'è visibile nel quarto filmato, l'ATU8250 è tornato perfettamente funzionante senza che fosse necessario arrostire il povero accoppiatore direzionale per aprirlo. L'eliminazione delle parti carbonizzate della basetta e l'isolamento aggiuntivo mostrato nella foto precedente (che si vede sporgere sul secondo piedino da sinistra in alto) si sono fortunatamente dimostrati sufficienti a eliminare gli scintilloni ed a ripristinare la perfetta efficenza dell'ATU8250. Ora non resta che rimontare le schermature della parte di controllo, reinserire la board 640 nel suo contenitore, richiudere tutto e rimettere il povero ATU8250 sul suo trespolo. Tutti lavori che saranno fatti in perfetta letizia, dopo aver risolto un problema che inizialmente sembrava molto più rognoso di quanto si sia poi dimostrato. Per festeggiare, il Beppe, vista l'ora che vedete sulla foto, può andare a finire il suo toscano post-pranzo.


Foto 21. Dopo aver estratto il TRP8255 dall'angolo dove lo aveva posizionato anni fa, approfittando della possibilità di comandarlo da remoto, per fare gli interventi sopra descritti, il Beppe ha deciso che sarebbe stato molto più comodo, sia per l'uso normale che per eventuali interventi, tenerlo più vicino alla normale postazione operativa e quindi lo ha spostato dove lo si vede nella foto. La scaffalatura con le radio ha dovuto essere spostata di circa mezzo metro verso sinistra (essendo montata su ruote, l'unico problema è l'inerzia che l'oggetto possiede, data la massa complessiva delle apparecchiature), perdendo l'accesso ad un tratto di tavolo. Siccome però all'estrema sinistra ci sono apparati d'epoca, come il Drake 2C, che il Beppe tiene ancora perché gli ricordano i tempi di quand'era giovane, ma che usa solo occasionalmente per verificare la loro funzionalità, tale perdita è ampiamente ricompensata dalla maggior facilità di accesso al TRP8255.

Foto 22. Parte dei circuiti interni della CU8000 mentre si eseguivano i lavori descritti più sopra. I fili dell'interfaccia a trasformatore per l'ingresso/uscita audio (alias board 603, "Line transformer board") che arrivano dal connettore "PL1 DATA" sono già stati spostati sull'ingresso AUX, così come il filo del PTT. I fili che portano in un posto più comodo i terminali della batteria di backup e che si intravedono nella foto 23 devono ancora essere collegati.

Foto 23. Una panoramica, un po' buia, della CU8000 durante l'esecuzione dei lavori. Si vedono la batteria (beh... un accrocco a base di due pilette AAA poste in serie e racchiuse in un pezzo di guaina termorestringente rossa) appiccicata sulla schermatura della parte logica ed i due fili rosso e nero in attesa di essere collegati alla stessa.

Foto 24. Il risultato del comando 246 ("Read CU program release date and version") dato dopo l'aggiornamento del firmware della CU8000. Il display di sinistra mostra la data di rilascio del firmware nel formato AAMMGG, quindi 10 settembre 1991, mentre quello di destra il numero di versione, appunto 92.0.

Foto 25. Il povero commutatore d'antenna del Beppe con un angolo tragicamente cotto. Il relè (che è un modello sotto vuoto specifico per alta tensione, Siemens VR121, dato per 2kV di isolamento) e gli altri ammennicoli presenti non hanno subito danni, ma il circuito stampato, nel punto in cui si collegava all'uscita dell'AT8250, ha evidentemente sfiammato più volte e si è carbonizzato. Eh, non c'è più la vetronite di una volta...

Foto 26. La nuova versione del commutatore-papocchia, vista dal lato componenti.

Foto 27. La nuova versione del commutatore-papocchia, vista dal lato saldature.

Foto 28. Finalmente si è riusciti ad estirpare SMPS dalla TU. Per farlo, oltre ad allentare le sei viti grandi poste a lato (quelle piccole fissano solo la schermatura e non è necessario toglierle per rimuovere l'intero blocco), si devono scollegare i due cavi grossi d'ingresso, cosa fattibile liberando la piastrina su cui è montato il grosso mammut allentando le due viti che la bloccano. Questo almeno sulla versione Plessey, che ha già il cablaggio fatto verso il connettore di alimentazione superiore; avendo la sola TU a disposizione, senza altri cablaggi già presenti, si può anche estrarre piastrina e mammut assieme a SMPS. Poi si deve estrarre il connettore a due poli che si collega sulla scheda in basso (quasi invisibile, ma a tatto ci si riesce senza troppe difficoltà) ed infine allentare le due viti che fissano a sinistra il blocco dei filtri. Facendo ciò diventa possibile aprire a libro quest'ultimo, potendo così accedere al blocco PA sottostante per scollegare i due cavi rosso e nero che lo alimentano, collegati alla scheda tramite due connettori faston. A questo punto è finalmente possibile rimuovere completamente SMPS e iniziare la caccia al guasto.

Foto 29. SMPS aperto. Di evidentemente cotto/scoppiato/andato a fuoco rilevabile a vista non sembra esserci nulla, quindi si tratta di un guasto solo elettrico, per scoprire il quale non resta che allestire un banco prova, armarsi della tabella delle tensioni/oscillogrammi prodotta da Giampietro IK2VTU e dare la caccia al guasto.

Foto 30. SMPS in cottura dopo la riparazione. La tensione d'ingresso è fornita dall'alimentatore visibile sullo sfondo a sinistra (Delta Elektronika SM 70-22, 0-70V, 0-22.5A), mentre all'uscita è stato collegato il reostato SECI visibile al centro attraverso lo scatolino illustrati in altra pagina per tener d'occhio tensione e corrente fornita. Come si vede, lo scatolino sostiene che SMPS stia fornendo 47.4V a 14.7A per una potenza totale di 696,78W. La potenza assorbita dall'alimentatore risulterebbe invece di 32x20,2=646,4W. Come diceva un ex-allievo, qui c'è qualquadra che non cosa. Misurata la corrente di uscita con un altro strumento si è rilevato un più plausibile valore di 11,63A, col che la potenza fornita risulterebbe 551,26W, per un rendimento di SMPS di circa l'86%. Non male per un apparato di quasi quarant'anni fa, specie tenendo conto della potenza persa su cavi di connessione e coccodrillame vario. La ragione dell'errata misura della foto era un pasticcio di masse dovuto al fatto di aver dimenticato lo scatolino collegato all'alimentatore che ricaricava la batteria. Eliminato tale collegamento, lo scatolino è tornato a dare risultati sensati.

Foto 31. Scollegato il cavo di ricarica, ecco che lo scatolino dà risultati sensati. In queste condizioni si ha che PIN vale 691,2W, POUT vale 558,14W per un rendimento di circa l'81%, che sarà anche di più una volta tenuto conto delle perdite citate prima.

Foto 32. SMPS dopo le papocch..., ehm, le riparazioni. Si nota al centro, appena sotto il relé la serie dei tre diodi di cui si parla nel testo. Appena sotto alla serie in questione è presente il transistore Q8 BD140, sostituito anch'esso sebbene molto probabilmente non ve ne fosse alcuna necessità.

Foto 33. La papocchia v2 montata all'interno dell'ATU8250 al posto della board 641. Il filo rosso che scende dall'isolatore cui si collega l'antenna non è originale, ma un'aggiunta del Beppe per sostituire quello che c'era prima per qualche ragione ormai felicemente dimenticata.

Foto 34. Lo spettro in uscita dall'RTX in USB senza segnale d'ingresso. Si vedono di nuovo le malefiche bande laterali corrispondenti ad una frequenza modulante di circa 50 kHz, indice di insufficiente filtraggio dell'alimentazione. Di quella fornita da SMPS o di qualcuna di quelle fornite dall "Voltage Converter Board"?

Foto 35. L'alimentatore Delta Elektronika SM70-22. Si tratta di un alimentatore switching da laboratorio regolabile sia in tensione che in corrente, 0-70V 0-22A. L'ideale per sostituire SMPS a scopo di test...

Foto 36. ...con l'aiuto del "FAKE SMPS". Trattasi di uno scatolino di recupero contenente un connettore DIN dove collegare il cavo che va alla "Voltage Converter Board", due morsetti a cui collegare i 48V provenienti dall'alimentatore sostitutivo, due fili intestati con connettori Faston per alimentare il PA dello Skanti, un circuitino a resistenza e zener per generare il +12V di abilitazione della "Voltage Converter Board" partendo dai 48V ed un LED giallo per fare un po' di scena e tappare uno dei due buchi rimasti inutilizzati. L'altro è stato tappato con la grossa vite cromata che si vede sotto i morsetti d'ingresso.

Foto 37. "FAKE SMPS" montato all'interno del TRP8255 in riparazione.

Foto 38. Lo spettro ottenuto alimentando l'oggetto con l'SM70-22 e il "FAKE SMPS". Come si nota le bande laterali spurie non ci sono più.

Foto 39. I due elettrolitici montati nel filtro d'ingresso sono decisamente andati. Nella foto si vede il ponte automatico RCL cinese XJW01 che ne misura uno. I 2800 μF sono ormai solo un bel ricordo e l'ESR è è spaventosamente alto. E anche il secondo non è in condizioni migliori. Qualcuno potrebbe nutrire dubbi sulla capacità del ponte cinese suddetto di misurare capacità così elevate. Al Beppe è venuto lo stesso dubbio e per toglierselo ha provato a misurare un vecchio condensatore "SPRAGUE POWERLITIC" da 27000 μF nominali che girava per il laboratorio, ed ecco il risultato.

Foto 40. Uno dei due condensatori ex-2800 μF aperto, in modo da vedere cosa c'era dentro e riutilizzare il contenitore per montare un condensatore moderno lasciando inalterata la struttura, nel caso fortunato in cui si trovasse lo stesso modello a prezzo ragionevole e non d'antiquariato. Si nota come il condensatore vero e proprio (a sinistra) sia effettivamente del tutto secco. La palla biancastra in seconda posizione è il materiale - qualcosa tipo silicone gommoso - che riempiva lo spazio rimasto all'interno del condensatore e di cui qualche residuo è ancora visibile all'interno del contenitore.


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