La stazione di I1EPJ
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Si tratta di una telescrivente in codice Baudot quasi totalmente elettronica, con la parte meccanica ridotta al minimo indispensabile, come orgogliosamente proclamato nel manuale utente, in uso presso l'esercito italiano, come evidente dalla targhetta identificativa e dal manuale utente stesso, scritto in italiano e pubblicato dalla «DIREZIONE GENERALE DELLE ARMI, DELLE MUNIZIONI E DEGLI ARMAMENTI TERRESTRI - 4° REPARTO TRASMISSIONI» nell'aprile 1981. Il peso però non ha nulla da invidiare alle telescriventi totalmente meccaniche come l'Olivetti T2CN, visto che la telescrivente da sola è sui 26 kg, rotolo di carta escluso, mentre se posta nel contenitore da trasporto con gli accessori (rotolo di carta, di zona, cavi di connessione, nastri, fusibili di ricambio, attrezzi vari) il manuale dice che il peso totale è «≤40 kg», vale a dire che contenitore e accessori pesano 14 kg. D'altra parte quel contenitore aveva da essere robusto, dal momento che sempre il manuale dice che in fase di immagazzinamento se ne possono impilare sino a quattro, quindi quello più in basso doveva poter sopportare un peso di 120 kg senza sfasciarsi. L'esercito deve aver recentemente dismesso un tot di quelle telescriventi, perché su uno dei soliti siti di surplus ne stanno comparendo a raffica vari esemplari. Quando il Beppe l'ha vista, ha deciso di portarsene a casa una, giusto per curiosità e per averne una meno vecchia e rumorosa dell'Olivetti T2CN. Il problema di dove metterla passava in secondo piano, perché veniva venduta "nello stato in cui si trova", senza nessuna notizia sul possibile funzionamento, quindi prima di preoccuparsi di dove metterla se funzionante, si doveva renderla tale, sempre che ci si fosse riusciti. Se il Beppe avesse saputo com'era fatta l'elettronica, forse ci avrebbe pensato sopra due volte prima di farlo, ma dal momento che sinora si è trovato solo il manuale utente di cui sopra, ma niente manuale di servizio e/o schemi, il Beppe non ha potuto preoccuparsene più di tanto. Arrivato l'oggetto e trasportatolo con l'aiuto di Pinuccio IZ1KKM (grazie!) sino nel laboratorio/stazione di casa (al terzo piano senza ascensore...), rispettando alla lettera quanto affermato dal manuale e cioè che per il trasporto della stessa per distanze limitate sono richiesti due uomini, il Beppe l'ha messa sul banco di lavoro, per provarla e cercar di capire come si apriva e si smontava in caso fosse stato necessario. Il primo tentativo di accensione, fatto tramite l'ingresso a 220V, ha provocato solo una bella fumata di condensatore (si scoprirà in seguito che, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, non si trattava di un condensatore elettrolitico) passato a miglior vita. Il secondo tentativo è stato fatto alimentando l'oggetto tramite l'ingresso a 24Vcc. Infatti, dato l'impiego militare, sono possibili entrambi i tipi di alimentazione. Questo secondo tentativo non ha prodotto fumate, almeno non subito, ma l'oggetto non si inizializzava, dando chiari segni di mancato funzionamento del microprocessore di controllo. A questo punto, dopo averlo guardato perbene da tutti i lati, il Beppe è riuscito a raggiungere la parte logica di controllo ed è rimasto inorridito nel vedere che il microprocessore di controllo era un Intel 8008 (no, non è un errore di battuta per 8080: proprio Intel 8008, ovvero il primo microprocessore a 8 bit mai costruito) e che le EPROM in cui il programma di gestione era contenuto erano delle 1702A, che nella loro categoria condividono lo stesso poco invidiabile primato. Insomma, altro che informatica vintage, questa telescrivente è un capitolo di storia informatica antica... Visto che l'oggetto non funzionava, dopo aver controllato le tensioni di alimentazione del microprocessore (+5V e -9V), che sembravano a posto, il Beppe ha dato di piglio all'oscilloscopio, cominciando col verificare la presenza dei segnali di clock sul microprocessore. L'Intel 8008 richiede infatti due segnali di clock sfasati di 90° non sovrapponentesi, analogamente, ad esempio, ad alcune versioni della famiglia 6500. Il primo controllato era presente, quindi tutto bene. Il secondo invece non si vedeva. Dopo aver spinto un po' sul puntale dell'oscilloscopio per accertarsi di ciò il Beppe è rimasto esterrefatto nel sentire la telescrivente inizializzarsi e veder accendersi le luci che illuminano l'interno. Insomma, c'era un cattivo contatto su quel piedino (l'8008 è infatti montato su zoccolo) e ravanandoci sopra col puntale dell'oscilloscopio il contatto è stato ristabilito e tutto si è rimesso a funzionare. Meno male. Quando si dice la serendipity... Si pregano le persone non troppo fini di astenersi dall'usare al posto del vocabolo straniero prescelto, un altro, italiano, meno educato ma forse più espressivo, che inizia con C e finisce con O. Il Beppe infatti non avrebbe saputo dove sbattere la testa se avesse dovuto sostituire l'8008 e/o una delle EPROM 1702A contenenti il firmware (per non parlare di dove trovare una copia del firmware ed un programmatore capace di programmarle; già è difficile trovarne uno in grado di programmare le 2708 usate dal Beppe sul suo terminale video, figurarsi con queste che sono addirittura precedenti). Poiché l'oggetto continuava a funzionare di gusto, il Beppe ha fatto un collaudo un po' più completo per accertarsi che tutti le parti presenti funzionassero. La TG9/200 in questione è infatti completa del modulo lettore e perforatore di nastro. I risultati di tale collaudo sono visibili nei primi due filmati. Nel primo, il Beppe ha attivato il perforatore di nastro, gli ha fatto perforare qualcosa e ha fatto trasmettere il risultato al lettore di nastro. Nel secondo, dopo aver preparato un nastro chiuso ad anello, lo ha fatto trasmettere sempre al lettore. Il tutto ovviamente in locale, visto che era inutile collegare la telescrivente ai decoder se non funzionava. Terminato il collaudo in questione, si è sentito un bel botto con annesso fumo e puzza di puzza di condensatore (anche in questo caso si presumeva elettrolitico, ma si scoprirà poi che così non era) scoppiato. Non appena il Beppe saprà come smontare gli alimentatori per metterci le mani dentro, farà una campagna di sostituzione in blocco di tutti condensatori scoppiati e dei loro simili ancora buoni presenti su di essi. Per ora si può essere lieti del fatto che quel microprocessore modello Flintstones e le relative EPROM di analoga epoca, per non parlare della carriolata di integrati logici presenti, funzionino ancora. I problemi immediati che ora il Beppe dovrà affrontare non sono più elettronici ma meccanici, ovvero come si fa (ammesso che si possa) a smontare l'alimentatore senza dividere la povera TG9/200 in quattro? * * * Giunta l'illuminazione di cui alla foto 8, al Beppe non è rimasto che svitare un numero incalcolabile di vitone, viti e vitine, scollegare qualche connettore ed iniziare la caccia ai condensatori fusi. Due, sull'alimentatore a 220V, sono stati facilmente identificati e sono mostrati nelle foto 9 e 10. Stranamente non si trattava di elettrolitici, ma di condensatori apparentemente a film plastico posti sull'ingresso dei 220V di due schede. Forse erano dimensionati al limite per i 220V e con l'attuale valore di 230V non hanno retto. Dopo averne smontato uno, che è visibile qui, sembrerebbero dimensionati in modo più che adeguato, visto che sopra c'è scritto «250V∿». Sarà l'età o forse qualcuno in passato ha alimentato quella povera telescrivente a 380Vac. Boh. Comunque che siano scoppiati e che debbano essere sostituiti è indubbio. Una breve ricerca su internet fatta successivamente ha mostrato che i condensatori di quel tipo hanno la tendenza a scoppiare nel modo mostrato, in quanto anche su altri apparati, non militari, molti di essi hanno fatto la stessa fine. Il responsabile del botto udito dal Beppe alla fine dei test iniziali alimentando l'apparato a 24V però dev'essere ben nascosto in quanto per ora non è stato ancora identificato, almeno a vista. Qualche misura dovrebbe permettere di stabilire se non altro la zona in cui si trova tale condensatore. Facile a dirsi, meno a farsi, perché circuiti stampati e componenti, quelli degli alimentatori almeno, sono ricoperte di una specie di lacca isolante trasparente (forse vernice antifungo moderna, quella americana stile WW2 era giallina...), quindi far misure richiede innanzitutto di accertarsi di far fare un buon contatto a puntali/sonde, per non parlare della difficoltà nel dissaldare i componenti da sostituire. * * * Dopo aver smontato qualche altra basetta dell'alimentatore ed aver rimosso il secondo condensatore evidentemente scoppiato, il Beppe ha collegato al fido tester due puntali Hirschmann dotati di una punta aguzza in grado di perforare lo strato di lacca isolante di cui si è detto e si è messo di buzzo buono a vedere dove andava a collegarsi l'uscita dell'alimentatore switching di cui alla foto 12. Se si avesse avuto a disposizione lo schema non sarebbe stato necessario far ciò (periodo ipotetico dell'irrealtà). Con sua somma sorpresa è risultato che quell'alimentatore alimentava l'ingresso di un'altra delle schede, collegandosi, guarda caso, proprio in parallelo al condensatore evidentemente scoppiato che aveva appena rimosso. Questo poteva spiegare il sovraccarico che si notava sul povero step-up quando il condensatore in questione era ancora presente. Quindi il botto che si era sentito era lo scoppio del SECONDO condensatore, non quello di un fantomatico terzo. Ecco perché non si riusciva a trovarlo. Non appena il Beppe si sarà procurato almeno i condensatori sostitutivi dei due fusi (e magari qualche altro da sostituire come misura profilattica), li avrà montati e prima di fissare le basette componenti l'alimentatore e richiudere lo stesso (sempre che lo stesso riprenda a funzionare come deve e non si rilevino altri guasti cui dare la caccia), approfittando del fatto di averlo staccato dall'apparato, gli farà un bel periodo di cottura tenendolo d'occhio per vedere se scoppia qualcos'altro. * * * Sostituiti i condensatori scoppiati e, per sicurezza, anche tutti gli altri dello stesso genere, tranne due (peraltro ancora buoni) che non si è ancora capito come raggiungere (forse lo si sarebbe anche capito, ma in tal caso il lavoro richiesto sarebbe eccessivo, soprattutto in considerazione del fatto che si trovano sulla parte di circuito relativo all'alimentazione a 24V, che il Beppe non ha nessuna intenzione di utilizzare nel normale uso), l'alimentatore è tornato a funzionare, perlomeno con l'alimentazione a 24V. Prima di verificarne il funzionamento con l'alimentazione in AC è consigliabile un periodo di cottura a 24V con alimentazione limitata in corrente, in modo da non far danni in caso di dipartita di qualcun altro dei condensatori presenti. Nella foto 14 si vedono i condensatori sostituiti, nella foto 15 invece è mostrato l'alimentatore in fase di cottura con alimentazione a 24V. La foto 16 invece mostra il lavoro che resta da fare, ovvero il collaudo dell'alimentatore usando l'ingresso a 220Vac, il che per sicurezza richiede la sostituzione del filtro Schaffner visibile. * * * Sostituiti condensatori e filtri e rimontato tutto al prezzo di qualche frase irripetibile, la piccola (beh... piccola in confronto al duo T2CN & T2TA...) è tornata a funzionare, perlomeno in locale. Il coperchio del fondo però non è stato ancora rimontato, perché ora occorre impostare la corretta modalità di interfaccia per collegarla ad un demodulatore vecchio stile a loop di corrente 40 mA come quelli presenti nella stazione del Beppe (procedura: semiduplice, tipo di segnale trasmettitore: alto livello, tipo di segnale ricevitore: alto livello, trasmettitore basso livello: OFF, ricevitore alto livello: 5-60 mA, trasmettitore alto livello: alimentazione esterna, tipo di trasm.: alimentazione esterna) mediante gli appositi commutatori presenti sul fondo della telescrivente e manovrabili tramite le due levette e le vitine che si vedono all'interno dei fori, collegarla ad uno dei demodulatori presenti in stazione e verificare se i relativi circuiti funzionano. * * * Impostata la modalità richiesta, dopo aver controllato n volte che la posizione dei commutatori fosse quella corretta, si è collegata la TG9/200 ai demodulatori presenti in stazione e si è notato con grande gaudio e tripudio che i circuiti di interfaccia, quelli ad alto livello almeno, funzionavano ancora perfettamente e la telescrivente stampava correttamente quello che riceveva, come visibile nell'ultimo filmato. Restano ora ancora due problemi da risolvere. Il primo è un problema banale, ma nonostante questo di non facile soluzione: «adesso che l'oggetto funziona, dove lo metto?» Il secondo è un problema meccanico, consistente nel funzionamento erratico del meccanismo di inversione del senso di scorrimento del nastro inchiostrato, i cui ingranaggi in plastica preferiscono scontrarsi fra loro invece di innestarsi uno nell'altro. Dato che di meccanica il Beppe capisce una cippa scarsa, la soluzione di questo problema, sempre che sia possibile e non sia dovuto all'età di aste, molle e ingranaggi, richiederà molto tempo e una geniale illuminazione o qualche dritta da parte di chi eventualmente l'avesse già fatto. * * * Dopo aver esaminato la situazione dello spazio disponibile in stazione, il Beppe ha deciso di sfrattare alcuni apparati fatti in casa che non usava più (due alimentatori ed un signal tracer) e che occupavano inutilmente spazio su uno scaffale a fianco del Debeg 3120, utilizzando lo spazio recuperato per metterci la TG9/200. Si dovrà infine rimaneggiare (leggi: autopapocchiare) la scatola di commutazione per poter selezionare due telescriventi invece che una sola, ma il tutto dovrebbe richiedere solo l'aggiunta di un commutatore 4 vie/3 posizioni ed una presa jack stereo per ottenere la possibilità di scegliere di collegare al demodulatore scelto solo la telescrivente 1 (T2CN), solo la telescrivente 2 (TG9/200) o pilotare entrambe contemporaneamente (ottimo metodo per consumare inutilmente carta). Sarebbe molto bello che la scatola di commutazione permettesse di collegare un demodulatore alla T2CN ed un altro diverso alla TG9/200, ma per ottenere tale prestazione sarebbe necessario riprogettare completamente l'apparato, non basterebbe un autopapocchiamento, per quanto esteso. Il contenitore da trasporto della TG9/200, data la sua enormità, è stato richiuso e sarà parcheggiato in cantina. Quando il Beppe avrà bisogno di qualcuno dei materiali contenuti in esso, dovrà farsi tre piani di scale senza ascensore, cosa senza dubbio salutare. * * * Dopo aver portato a termine con un qualche successo le riparazioni meccaniche della T2CN e del T2TA il Beppe ha tentato di porre rimedio al problema residuo rimasto sulla TG9/200, vale a dire il funzionamento inaffidabile del meccanismo di inversione del senso di scorrimento del nastro inchiostrato. Dopo aver tolto il coperchio alla telescrivente, si è messo ad esaminare il funzionamento di tale meccanismo. Prima di esaminarlo supponeva, o forse sperava, che si trattasse solo di uno spostamento degli ingranaggi e che bastasse allentarli o picchiettare delicatamente su di essi per riportarli nella posizione corretta. Invece no. Il problema stava nell'aumento del gioco sull'asta che regge l'ingranaggio fisso di sinistra, che è visibile nelle foto 21 e 22. Inoltre si è rilevata una certa usura nella parte dell'ingranaggio su cui agisce la leva che provoca la commutazione destra/sinistra dell'asta mobile, con un funzionamento simile a quello del cambio o del deragliatore di una bicicletta. L'usura faceva sì che il gioco fosse recuperato solo in parte, ottenendo il risultato mostrato nella foto 23. L'unico rimedio che il Beppe abbia trovato in mancanza di un seeger, che sarebbe stato l'ideale per recuperare il gioco presente, è stato quello di avvolgere nello spazio indicato un tratto di filo di rame di opportuno diametro (circa 0,7mm). Per ora il taccone sembra funzionare, non si sa sino a quando. Una volta trovato un seeger di tale spessore e di opportuno diametro, magari del tipo che non richieda l'apposita pinza per essere montato, visto che il poco spazio a disposizione forse non ne consentirebbe l'ingresso, si considererà la possibilità di produrre un taccone meno arrangistico. * * * Considerati i prezzi a cui si trovano quelle poche 1702A ancora disponibili, il Beppe ha deciso che non valeva la pena di procurarsi un programmatore per tali antichità; d'altra parte però non dormiva sonni tranquilli senza aver messo da parte il contenuto di tali memorie. Un circuito sostitutivo o di adattamento per poter usare al loro posto delle EPROM meno storiche è infatti sempre possibile farlo, ma è inutile se non si ha il codice da metterci dentro. La conclusione è quindi stata che era il caso di improvvisare un lettore di 1702A con un Arduino Nano e un po' di componentaglia sparsa recuperata dal cassetto dei miracoli. Il tutto è riuscito in modo dignitoso, quindi è stato possibile passare le nove 1702A su tale lettore e mettere da parte il loro contenuto. Se qualcuno fosse interessato, qui è possibile scaricare un file ZIP contenente tali risultati. Se qualcuno potesse far lo stesso sarebbe un'ottima cosa, perché così sarebbe possibile confrontare i risultati e stabilire se la lettura fatta dal Beppe è corretta e se il codice è sempre uguale o c'è magari qualche piccola differenza o aggiornamento o bugfix tra un esemplare e l'altro di TG9/200. Da un primo sommario esame dei dump ed un disassemblaggio degli stessi fatto con questo programma sembrerebbe che le prime sette 1702A (quelle identificate con le lettere da A a G nelle foto 25 e 26) contengano il programma, mentre le ultime due (H ed I) contengano dati, probabilmente il font 7x9 usato dal blocco stampante. Un ulteriore esame del codice disassemblato e tre riletture della EPROM F per esserne certi hanno mostrato la presenza in tale EPROM di tre byte non corrispondenti ad alcuna istruzione 8008 (per la precisione uno 052 e due 062). Potrebbe trattarsi di dati, di celle non usate che contengono byte a caso, oppure essere la EPROM che, data la vecchiaia ormai avanzata, si sta dimenticando di qualche bit qua e là. Un esame del codice dissassemblato sembrerebbe suggerire la possibilità che si tratti del bit 1 di quei byte andato indebitamente a 1: la sequenza
potrebbe infatti essere invece
la sequenza
potrebbe infatti essere invece
ed infine la sequenza
potrebbe infine essere invece
dove con ! il disassemblatore di cui al link precedente indica un codice non corrispondente ad alcuna istruzione. In quest'ultima sequenza anche il primo DCL è moderatamente sospetto e potrebbe essere un altro INL col bit 0 corrotto. Solo una lettura indipendente del contenuto delle EPROM potrà risolvere definitivamente la questione. In alternativa, se si riuscisse a rendere completamente funzionante anche la seconda TG9/200 utilizzando il firmware in oggetto, si potrebbe se non altro dichiarare irrilevante il problema. * * * Dopo aver scritto un programmino per visualizzare in forma semigrafica (una specie di ASCII art...) il contenuto delle EPROM H e I la supposizione fatta a proposito del loro contenuto è stata confermata: quelle due EPROM contengono proprio il font utilizzato, come è possibile vedere qui, dove la O indica un bit a 1 mentre il . un bit a zero. Nella EPROM H sono contenuti i caratteri in modo CIFRE mentre nella EPROM I quelli in modo LETTERE. L'ordine in cui sono memorizzati i caratteri è variabile: la maggior parte dei caratteri è memorizzata secondo l'ordine numerico del codice scritto col bit 1 nell'MSB e il bit 5 nell'LSB, ma tre codici (evidenziati con * nel file di cui al link precedente) sono memorizzati fuori sequenza al posto di tre caratteri non stampabili, precisamente BLANK, CR e LF, per far stare il font nel poco spazio disponibile (solo 256 byte). Il bit 0 di ciascun byte, non necessario dato che i caratteri in verticale sono composti solo da 7 punti, è stato probabilmente utilizzato come marcatore di fine: se è 0, si deve stampare anche la colonna di punti successiva, se è 1 invece si è arrivati alla fine del carattere. Una cosetta curiosa è che nel posto che corrisponderebbe al codice FIGURES, ovviamente non stampabile, ma il cui spazio di memoria non è richiesto dalla ragione sopra esposta, c'è memorizzato qualcosa, forse un logo o un qualche simbolo. Se qualcuno ha idea di cosa potrebbero rappresentare i due caratteri visibili agli indirizzi $F3..$FB, il Beppe sarebbe lieto di esserne informato. Come accadeva in altri casi, ad esempio nel font della Honeywell SARA 20, di cui il Beppe possiede un esemplare, per dare agli aghi il tempo di tornare a riposo non è permesso attivare lo stesso ago in due colonne consecutive. Tutta la faccenda però importa decisamente poco, a meno che qualcuno non voglia mettersi a modificare il font. Per chi avesse tale malsana idea e intendesse farsi il proprio font personale (o anche solo visualizzare quello nativo) il Beppe ha messo assieme un programmillo buttato giù alla veloce che potete trovare qui come archivio ZIP. In esso sono compresi gli eseguibili Linux e Windows, i sorgenti previsti per l'ambiente visuale libero Lazarus nonché le immagini delle EPROM H e I che contengono il font ed una immagine della EPROM H (FIGS) modificata dal Beppe per mostrare i caratteri della versione americana del codice ITA 2. L'unica conseguenza di un qualche rilievo di tutto ciò è che conferma come l'accrocco leggi-1702A messo assieme dal Beppe abbia fatto il suo dovere, per quelle due EPROM, perlomeno. * * * Intanto che si era aperta la seconda TG9/200 per eseguire il dump delle EPROM, il Beppe ha iniziato, per la verità con molta calma, visto che di TG9/200 ne ha già una funzionante, a vedere se era possibile rendere funzionante anch'essa. Il primo tentativo di accensione, sempre fatto attraverso l'ingresso a 24V mediante il solito alimentatore limitato in corrente, ha rivelato innanzitutto l'interruzione del fusibile da (in teoria...) 6.3A presente, poi, sostituitolo, la presenza di un cortocircuito netto su tale ingresso. Rimosso il blocco alimentatore (operazione semplice e rapida, ora che si sa come fare) e aperto il convertitore step-up ci si aspettava di trovare il consueto condensatore giallo scoppiato. Invece no. A causare il cortocircuito era il diodo di protezione contro le inversioni di polarità posto in parallelo al suo ingresso. Qualcuno deve aver alimentato la poverina a polarità invertite, e probabilmente con montato un fusibile di valore troppo alto, provocando così sia l'interruzione del fusibile (cosa buona e giusta) che il danneggiamento del povero diodo (e ciò è male). Sostituitolo e visto che si era dovuto smontare la basetta per farlo, si sono anche sostituiti i tre condensatori gialli presenti al suo interno (due da 10nF e uno da 100nF). Fatto ciò lo step-up è tornato a funzionare, così come il resto dell'alimentatore, che al momento si trova in cottura tramite appunto l'ingresso a 24V per verificare se qualche altro condensatore giallo al suo interno dovesse decidere di esplodere. Il Beppe non ha molta voglia di ripetere l'esperienza mistica del completo smontaggio dell'alimentatore, quindi lo farà solo se la cosa dovesse rivelarsi assolutamente necessaria. Purtroppo dopo una mezza giornata di funzionamento a 24Vcc senza esplosioni, pochi secondi dopo aver iniziato la cottura utilizzando l'ingresso a 230Vac uno dei consueti condensatori è scoppiato, con tanto di botto ed annessa nuvoletta di fumo puzzolente. Dovrebbe essere uno degli altri, non quello posto in parallelo all'uscita dello step-up, in quanto l'alimentatore continua a funzionare regolarmente se alimentato a 24V. Qualunque di essi sia, poiché sarà necessario smontare completamente l'alimentatore (cosa che si sarebbe voluta evitare, ma evidentemente gli dèi dell'elettronica erano di altro avviso) tutti i condensatori gialli verranno sostituiti in blocco, non solo quello/quelli scoppiati. * * * Sostituiti tutti i condensatori gialli, verificata la funzionalità dell'alimentatore, rimontato il tutto, reinserite le nove 1702A nei relativi zoccoli e accesa per la prima volta la seconda TG9/200 ci si è trovati di fronte ai sintomi di mancata inizializzazione del microprocessore già visti in precedenza. Questa volta le tensioni di alimentazione dell'8008 erano sempre giuste, i segnali di clock erano presenti entrambi ed il Beppe temeva d'aver ormai esaurito la sua scorta di colpi di fortuna con la prima TG9/200. Evidentemente non era così perché dopo essere stata accesa per un po', mentre il Beppe stava meditando su cosa andare a misurare assorto in contemplazione della piedinatura dell'Intel 8008, la seconda TG9/200 ha improvvisamente deciso di uscire dal coma, si è inizializzata e si è messa a funzionare come se niente fosse. Queste TG9/200 che iniziano a funzionare quando sembra a loro cominciano a dar sui nervi al Beppe, perché quello che ora è pratica (funziona tutto e nessuno sa perché) potrebbe improvvisamente unirsi con la teoria (non funziona niente e nessuno sa perché). Se per la prima TG9/200 si poteva supporre che le manovre fatte dal Beppe avessero sortito un qualche effetto positivo imprevisto, questa ha iniziato a funzionare di sua spontanea iniziativa, senza che si facesse nulla a cui poter attribuire il merito di ciò. Oh well. Dopo un collaudo di tutte le funzioni presenti, sia in locale che attraverso l'interfaccia ad alto livello, non si sono rilevate anomalie di sorta, quindi i byte dubbi di cui si parlava più sopra o non vengono interessati dal funzionamento in locale o attraverso l'interfaccia citata, o rappresentano qualche altra cosa o forse sono stati letti male dall'accrocco del Beppe, ma vengono letti correttamente dall'8008. Come già detto, solo una lettura di un altro set di EPROM, fatta da qualcun altro e con un lettore diverso potrà forse risolvere la questione. Intanto si è trovato qualcosa da far fare alla versione definitiva del lettore, sul quale sono in programma modifiche al valore di alcuni resistori per evitare di caricare troppo le uscite nel caso in cui il livello basso delle stesse dovesse trovarsi verso il limite minimo delle specifiche (-3V). * * * Mentre trafficava per controllare il funzionamento della seconda TG9/200 il Beppe per puro caso (C..O o serendipity, come preferite) ha premuto il tasto "CHI SONO" mentre il perforatore era attivo, scoprendo così che non era vero che quel tasto non facesse nulla, come sembrava in un primo momento; in realtà inviava una sequenza di 32 codici LETTERE, che solo stampati in locale non provocavano nessun effetto visibile, ma perforati hanno provocato l'uscita di un tratto di nastro contenente appunto 32 caratteri LETTERE, confermando quindi che 1) la PROM della risposta automatica veniva letta e che 2) la PROM in questione conteneva tutti 1, cioè non era mai stata programmata. Questo comunque non aiutava a stabilire come i caratteri dovessero essere memorizzati in essa, cioè con quale allineamento e coi bit in quale ordine. Per stabilirlo, al Beppe è venuta in mente una possibile papocchia, consistente nella costruzione di un circuitino di adattamento per montare, temporaneamente (in teoria) o definitivamente (in pratica), al posto della 7603 una EPROM 2716 o simile, potendo così fare esperimenti e cancellare quelli non riusciti. * * * Oggi domenica 6 febbraio la papocchia di cui sopra ha preso forma, come è mostrato nelle foto 26 e 29. Non si tratta di nulla di speciale, sono solo dei fili (dei quali questo è lo schema e questo il circuito stampato successivamente prodotto per rendere definitivo il provvisorio. Qui è invece possibile scaricare il tutto in formato Eagle 9.x) per adattare una vecchia EPROM 2716 allo zoccolo della PROM 7603 che contiene il testo della risposta automatica, potendo così fare esperimenti e cancellare quelli non riusciti. Non c'è stato però bisogno di cancellare alcunché, perché il primo tentativo si è dimostrato quello corretto, quindi il Beppe è lieto di comunicare a chi fosse interessato che i caratteri in tale PROM vanno memorizzati col bit 5 (secondo la numerazione di Cryptomuseum) nell'LSB del byte e gli altri bit a seguire, quindi ad esempio la lettera T è $01, la lettera E è $10, la lettera S è $14 e così via. A posteriori la cosa risulta del tutto ovvia, visto che il firmware occupa in tutto 1792 byte (le EPROM H e I, come detto, contengono il font, quindi sono solo 7 quelle disponibili per il programma di gestione) e in quel poco spazio non c'era certo il posto per convertire avanti e indietro tra bit 5 nell'LSB e bit 1 nell'LSB, quindi scelto un ordine (bit 5 nell'LSB, come evidente dal font) si doveva mantenere tale ordine in tutto il firmware. Qui è possibile trovare un'immagine PNG ottenuta partendo da un file SVG presente nella pagina di Cryptomuseum citata modificato dal Beppe per mostrare i codici da memorizzare nella PROM per ottenere la stampa dei vari caratteri. La trasmissione del contenuto della PROM si arresta al primo carattere BLANK (o NULL che dir si voglia) incontrato ($00), altrimenti prosegue per tutti i 32 caratteri. Qui è invece possibile scaricare un altro programmillo, sempre messo insieme alla buona, che dovrebbe automatizzare la creazione di un file BIN o HEX INTEL contenente la codifica ITA 2 (versione italiana) di una qualsiasi frase. Sempre che funzioni, perlomeno, in quanto non è stato mai utilizzato in pratica, dato che gli esperimenti di cui sopra il Beppe li ha fatti codificando le frasi di prova a mano. Per caricare il risultato, comunque ottenuto, nella PROM originale sarebbe però quanto meno necessario costruirsi un programmatore manuale seguendo quanto descritto in questa raccolta di datasheet e Application Notes della Harris (vedere pag. 4.56 e successive), o qualcosa di equivalente, o ancora trovarne uno d'epoca funzionante che supporti tale PROM, e in ogni caso non sarebbe poi possibile apportare nessuna modifica a quanto inizialmente programmato, quindi nonostante lo spreco di spazio (32 byte usati su 2KiB...) a chi volesse avere la risposta automatica che trasmette qualcosa converrebbe forse seguire la stessa strada, a meno che non si voglia mantenere un'assoluta originalità, nel qual caso, beh, buona fortuna! * * * Terminata la costruzione della versione definitiva del lettore di 1702A basato su Arduino Nano, che ha confermato come tutti gli errori di cui alla foto 27 siano stati corretti e di cui pertanto, prima o poi, nella sezione Hardware saranno pubblicati lo schema, il circuito stampato e lo sketch per Arduino, il Beppe ha ripreso la celeberrima EPROM F per vedere se le modifiche fatte al lettore avevano avuto un qualche effetto sulla lettura dei byte 052 e 062 di cui sopra. Niente da fare, la nuova lettura ottenuta è risultata esattamente uguale alle precedenti e quei byte erano sempre presenti. Poiché peraltro la TG9/200 #2 continua a funzionare tranquillamente (sia in locale che in remoto tramite l'interfaccia ad alto livello), si dichiara ufficialmente irrilevante il problema, almeno sino a prova contraria. |
L'inizio del test della TG9/200 appena portata in laboratorio... ...ed il test del lettore. Dopo di questo, è esploso un condensatore. La TG9/200 dopo la sostituzione di condensatori e filtro nell'alimentatore ed il rimontaggio di tutti (beh, quasi: mancano ancora il coperchio fumè del vano carta ed il coperchio del fondo) i pezzi sparsi. Come si nota il lettore di nastro è piuttosto schizzinoso e con questa telescrivente non è facile fare un anello di nastro funzionante, basta un piccolo intoppo nel punto di giunzione ed il lettore si ferma. I circuiti di interfaccia funzionano (quelli ad alto livello, almeno), quindi ecco qui la TG9/200 in ricezione su Hamburg Meteo a 10100.8 kHz tramite il ricevitore Teletron TE704C F/FS ed il relativo adattatore FST72 (prima parte del filmato) e sul canale «Greenwich News» di ITTY tramite il demodulatore Dovetron MPC-1000CR-II a cui è collegata l'uscita audio del PC tramite il mixer a matrice PX8000 (seconda parte del filmato). |
Foto 1. L'elettronica di controllo della TG9/200. La piastra più grande in alto è l'unità logica, cioè la parte di controllo a microprocessore Intel 8008, le due piastre più piccole sono rispettivamente il modulo di linea (sinistra) ed il modulo pilota (destra). |
Foto 2. Uno zoom sull'unità logica che mostra al centro, montato su zoccolo, il microprocessore Intel 8008 e, a sinistra e sempre montate su zoccolo, due delle innumerevoli EPROM 1702A contenenti il firmware. Come sua abitudine in caso non si trovi già su Internet il Beppe avrebbe volentieri fatto e messo da parte un dump del contenuto delle stesse, ma ha dovuto rinunciare perché nessuno dei programmatori a sua disposizione è capace di leggere tali antichità. Una ricerca su internet ha mostrato che qualcuno che restaura giochi elettronici vintage, avendo lo stesso problema, ha messo assieme un bel lettore/programmatore moderno per le 1702A ed altre antichità consimili. Se non costa troppo, potrebbe essere un'utile aggiunta al laboratorio del Beppe. Una successiva ricerca su internet ha però mostrato che di 1702A se ne trovano decisamente poche e quelle poche a prezzi folli (il prezzo più basso visto su ebay è attorno a 21€ ma se n'è vista una messa in vendita a 144,72€!), quindi anche avendo il dump del firmware ed il programmatore non si troverebbero esemplari da programmare. Il Beppe può però rallegrarsi di avere tra le mani un piccolo tesoro, visto che su tale telescrivente di 1702A ne sono presenti ben 9, che anche al prezzo più basso citato sopra fanno un totale di più di quanto abbia pagato l'intera TG9/200, per non parlare del microprocessore Intel 8008, quasi introvabile e alcuni di quei pochi che si sono trovati posti in vendita su Ebay a prezzi multipli del costo della TG9/200, mentre altri, pur avendo un costo inferiore, erano pur sempre sui 40€ o 50€ l'uno, per cui il Beppe, prima che lo stock finisse, si è affrettato a procurarsi un secondo esemplare di TG9/200 per avere a prezzi umani un altro Intel 8008 e nove 1702A di scorta, da usare eventualmente per eseguire un dump del contenuto dopo aver costruito un lettore minimo di tali antichità. Solo lettore, visto che di 1702A da programmare non se ne trovano praticamente più. Una volta ottenuto tale dump, si potrebbe studiare una papocchia sostitutiva delle nove 1702A usando una EPROM più recente ed un po' di logica sparsa o magari una PAL/GAL opportunamente programmata. |
Foto 3. L'integrato montato su zoccolo visibile qui è la PROM Harris HM-7603 (32x8) che dovrebbe contenere il testo della risposta automatica. In questo esemplare di TG9/200 tale PROM non è programmata, in quanto premendo il tasto che dovrebbe inviare il testo memorizzato vengono inviati solo 32 caratteri LETTERE (cioè nulla di visibile). Dal momento che si tratta di una PROM, programmabile quindi una sola volta, non è possibile determinare per tentativi il formato da utilizzare, anche se sul manuale sopra citato sono presenti tutte le informazioni necessarie per costruirsi un programmatore manuale, che data la limitata capacità potrebbe bastare. Bisogna però sapere PRIMA cosa scriverci, informazione presente solo sull'introvabile manuale di servizio. AGGIORNAMENTO FEBBRAIO 2022: avendo costruito un circuito di adattamento per usare al posto della PROM 7603 una normale EPROM 2716 si è potuto determinare per tentativi il formato da utilizzare, vedi sopra e la foto 28. |
Foto 4. Il testo stampato e la testina ad aghi che lo stampa su una matrice 7x9 punti. Come si vede, tutti gli aghi fanno ancora il loro dovere. Il nastro inchiostrato è ancora quello che si è trovato montato sulla telescrivente. I caratteri sono stampati un po' leggeri, ma perfettamente leggibili. |
Foto 5. La targhetta (beh, l'adesivo...) di identificazione dell'oggetto applicata dall'esercito o da chi per esso. |
Foto 6. Questa invece è davvero una targhetta rivettata sull'apparato che mostra qualche codice identificativo Philips. |
Foto 7. Il frontespizio dell'italico manuale utente, reperibile facilmente su internet in formato PDF tramite una semplice ricerca con Google o altro motore. Per i pigri, questo è il link diretto (verificato a settembre 2021): http://www.moffatig.com/iain/uploads/tg9-200/tg9-200.pdf. Nel caso in cui questo link non funzionasse, è possibile trovarne una copia su questo sito nella sezione Manuali vari. |
Foto 8. Una sera, dopo essersi affumicato le idee con un mezzo toscano, al Beppe è venuto in mente che, per quanto il vecchio adagio dica che «Esistono tre modi di fare le cose, quello giusto, quello sbagliato e quello dell'esercito», ci doveva essere un modo semplice di smontare l'alimentatore senza fare a pezzi l'intera telescrivente, in quanto non poteva pensare che la Philips avesse fatto una simile c.....a. Dopo un accurato (beh... non del tutto bovino...) esame della parte posteriore, è giunta l'illuminazione: ecco come si fa! |
Foto 13. Il povero alimentatore fatto a pezzi durante la caccia ai condensatori scoppiati. Sulla sinistra spunta la base in fusione di alluminio della TG9/200 dove era montato l'alimentatore. I connettori che si vedono sono quelli che collegano l'alimentatore ai circuiti interni. |
Foto 14. I condensatori nuovi ordinati da Mouser sono arrivati e sono stati montati al loro posto. Cogliendo l'occasione si è aumentata un poco la tensione di lavoro di tali condensatori, acquistando modelli da 275V∿ invece dei 250V∿ originali. |
Foto 15. L'alimentatore in cottura alimentato a 24Vcc, perché così tutti i circuiti dell'alimentatore lavorano. Infatti l'alimentazione a 24Vcc è ottenuta mediante uno step-up che fornisce circa 230-250Vcc ed alimenta l'ingresso della scheda alimentatore in AC. Trattandosi, almeno per la parte iniziale di essa, di un alimentatore switching, il cui primo stadio è un raddrizzatore, alimentarlo in CC o in AC è irrilevante. Si vedono sullo sfondo l'alimentatore da laboratorio limitato in corrente che fornisce i 24Vcc in questa fase di cottura (quello sulla destra col voltmetro digitale, TOPWARD TPS-4302D, quello sulla sinistra fatto in casa è usato solo per alimentare lo scatolino con voltmetro e amperometro senza scaricare la batteria interna) e, all'estrema destra, spunta una parte del reostato SECI usato per dare un po' di carico all'uscita +5V, col relativo scatolino che misura tensione e corrente. La tensione indicata è solo 4.74V a causa della caduta su fili, connettori e coccodrilli usati per collegare lo scatolino all'alimentatore in cottura. Ovviamente la cottura è stata fatta ad alimentatore aperto, in modo da non dover rismontare tutto in caso di fumata di qualche altro condensatore. Quell'affare bianco che si vede sotto la scheda in alto è solo un foglio di polistirolo espanso, residuato da qualche imballaggio ed usato per isolare la scheda in questione dalle strutture in metallo sottostanti. |
Foto 16. Dopo aver dato tensione all'alimentatore tramite l'ingresso a 24Vcc per una mezza giornata senza riscontrare ulteriori esplosioni o anomalie, è venuto il momento di occuparsi dell'ingresso a 220Vac. Poiché però su quell'ingresso è montato il filtro mostrato nella fotografia, che è uno Schaffner, ed è risaputo che alcuni dei filtri Schaffner di quell'epoca hanno il brutto vizio di esplodere, proiettando porcherie dovunque, quando non prendendo addirittura fuoco, per evitare roghi il Beppe lo rimuoverà e lo sostituirà, come misura cautelativa, con uno moderno prima di tentare di accendere l'alimentatore tramite l'ingresso 220Vac. Ad onor del vero, rimossolo e provatolo sembrava funzionare, ma anche il Signor de La Palice «Un quart d'heure avant sa mort, il était encore en vie». |
Foto 17. Il filtro sostitutivo del vecchio Schaffner montato sull'alimentatore. Pur essendo di dubbia provenienza (la marca dovrebbe essere coreana, visto che alcune foto di questo modello viste su internet, come questa, mostrano chiaramente la scritta «Made in Korea», ma su questo non c'è scritto niente... che sia una copia cinese di un filtro coreano?), perlomeno è nuovo e non ha quarant'anni di (ab)uso sulle spalle come quello originale. Fortunatamente il modello mostrato, pur essendo nominalmente da 3A (quello originale, di targa, era da 1A) è solo un poco più grande di quello originale e le alette di fissaggio hanno un passo compatibile con quello Schaffner, quindi il montaggio è avvenuto usando gli stessi fori e le stesse viti di quello originale. Poiché sulla sicurezza non si scherza, si è sostituita anche la presa di rete originale, a soli due poli, con una moderna a tre, cablando opportunamente le connessioni di terra del filtro e della presa. Anche in questo caso il foro presente è in grado di alloggiare tale presa, quindi non si sono fatte modifiche irreversibili. La vecchia presa ed il filtro Schaffner, non ancora esploso, sono stati ritirati in un bel sacchetto (in cui erano contenuti alcuni dei condensatori sostitutivi acquistati da Mouser) che sarà posto nel contenitore da trasporto della telescrivente, casomai qualcuno in futuro (che si spera il più lontano possibile, perché significherebbe che il Beppe non è più in questa valle di lacrime) volesse riportare all'originalità tali parti. La prossima avventura prevede la cottura dell'alimentatore usando l'ingresso di rete e la verifica del funzionamento della commutazione rete-24Vcc. |
Foto 18. La cottura dell'alimentatore utilizzando l'ingresso a 220Vac è iniziata. Come si nota, l'alimentazione viene prelevata dalla scatola in fondo, in modo da poter spegnere rapidamente il tutto in caso di necessità tramite l'interruttore montato su di essa, che si intravvede a destra della lampadina spia rossa dietro alla stazione saldante bianca. |
Foto 19. Le cotture ad alimentatore smontato sono terminate e l'alimentatore, dopo un certo numero di frasi irripetibili, è stato ricostruito. Poiché le leggi di Murphy sostengono che l'apparato appena riparato e rimontato si guasterà di nuovo non appena lo si sarà richiuso e si sarà avvitata l'ultima vite, il Beppe ha pensato bene di sottoporre ad un ulteriore periodo di cottura l'alimentatore ricostruito, prima entrando dall'ingresso a 24Vcc, poi in quello a 220Vac. |
Foto 20. La TG9/200 rimessa assieme dopo le riparazioni sull'alimentatore. Si spera che questa sia l'ultima foto della serie, perché ciò significherebbe che il circuito di interfaccia, il cui test sarà l'ultimo passo da compiere prima di dichiarare riparato l'oggetto, funziona correttamente. |
Foto 21. L'aumento del gioco nell'asta che regge l'ingranaggio fisso di sinistra. Osservare la distanza presente indicata dalla freccia gialla... |
Foto 22. ...e confrontarla con quella presente ora. Risulta visibile anche uno dei rocchetti su cui si avvolge il nastro inchiostrato, temporaneamente rimosso dal suo perno per fare spazio. |
Foto 23. Ecco l'effetto prodotto dal gioco di cui sopra e dall'usura del meccanismo di inversione. I due ingranaggi ingranano per un tratto minimo e basta poco perché non ingranino affatto, fermando lo scorrimento del nastro e, quel che è peggio, facendo perdere l'allineamento tra gli ingranaggi, cosí quando è ora di invertire il senso di scorrimento del nastro, l'ingranaggio mobile di destra può trovarsi fuori sincronismo col relativo ingranaggio fisso sbattendo contro di esso invece di ingranare. |
Foto 24. La documentazione che accompagnava la seconda TG9/200, acquistata per le ragioni esposte nella foto 2, che comprende il verbale di chiusura e il Libretto d'Apparato. Qui sono visibili due delle ultime annotazioni di riparazione scritte in esso, datate 11 giugno 1998 e 14 marzo 1999. Riparazioni invero piuttosto estese, visto che è stata sostituita praticamente mezza telescrivente. |
Foto 25. Ci si sta preparando ad effettuare il dump delle EPROM sulla seconda TG9/200. Come prima cosa, sui bollini verdi presenti sulle stesse il Beppe ha diligentemente scritto una lettera identificativa e fatto una foto al tutto, in modo da sapere alla fine della fiera dove rimontare cosa. |
Foto 26. Il dump delle nove 1702A è terminato. Si vede a sinistra la versione di sviluppo del lettore ed a destra le nove 1702A rimosse dalla piastra logica inserite su un pezzo di spugna antistatica. Quello strano oggetto di fronte al lettore è uno stampatino che rappresenta una EPROM di prova fittizia, in cui le otto linee di indirizzo sono state collegate alle otto linee di dati, provocando così, a corretto funzionamento del lettore, la lettura di una sequenza di byte da 00 a FF. Sono inoltre presenti due LED per controllare il corretto arrivo delle tensioni di alimentazione in fase di lettura. Qui (come unico file ZIP contenente i dump delle nove 1702A in formato binario ed HEX Intel) e nella sezione Manuali vari (come singoli file) è possibile scaricare il risultato del dump in questione. Come detto più sopra, se qualcuno avesse fatto o dovesse fare lo stesso sarebbe buona cosa confrontare i risultati. |
Foto 27. Il lettore utilizzato non è una versione di sviluppo solo perché costruito coi materiali disponibili, ma soprattutto perché il circuito stampato conteneva degli errori, che si è dovuto pietosamente correggere mediante tagli di piste e filini aggiunti. Il Beppe ha eseguito le dovute modifiche e fatto una seconda versione del circuito stampato, si spera corretta. Prima però di mettere in giro gli schemi dello stesso, si dovrà costruire un esemplare della versione definitiva per verificare che tutto vada come previsto, cosa che però è decisamente a bassa priorità visto che la versione di sviluppo sembra che il suo dovere l'abbia fatto e chissà quando, se mai accadrà, sarà di nuovo necessario leggere altre 1702A. |
Foto 28. Il circuitino di adattamento da 2716 a 7603 che ha permesso di stabilire che nella PROM della risposta automatica i caratteri vanno memorizzati col bit 5 (secondo la numerazione di Cryptomuseum) nell'LSB del byte e gli altri bit a seguire, quindi ad esempio la lettera T è $01. |
Foto 29. A sinistra il prototipo filato del circuitino di adattamento 7603 --> 2716, a destra il circuito stampato realizzato per rendere definitivo il provvisorio, nella miglior tradizione del bel paese dove il sì suona. |
Foto 30. Il nuovo stampatino in posizione sulla TG9 #2. |
Foto 31. |
Foto 32. |
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